martedì 31 gennaio 2012

...avevo una gran voglia di aprire il finestrino e....

Nel bel mezzo dell'intemperia che s'abbatteva sulla mia macchina, avevo una gran voglia di aprire il finestrino e.... no non volevo la neve e il gelo: volevo lanciare fuori uno dei miei cd ormai usati e stra-ascoltati! Non ne potevo più delle solite canzoni, anche se si trattavano di sigle giapponesi di cui ormai mi sono incisa nel cervello i kanji! Cosa potevo fare? Per non cadere nella follia degenerativa causata da traffico, neve e timore di slittar fuori da quella che era la retta via decido così di fare zapping con la radio.... poco che niente.... o canzoni alquanto strane.... che poi ti rimangono in testa, non riesci più a levartele e ti odi per questo.... così l'ho ricercata e alla fine... eccola!


 Italiana, nulla di Nihongo ma.... Tena-Tenax! E si blatera in latino, così dal nulla.... con un ritmo e un sottofondo di echi zombeggianti.... non so... che dite? Era forse meglio le sigle a ripetizioni nihon vero? eeehh... Momo ha capito: da domani nuovo cd! Ah sì! \^.^/ Risprofondo nei quartieri di Shibuya, canticchiando Tena-Tena... ehm.... no! *picchietta la testa contro il muro*

lunedì 30 gennaio 2012

Fiocco tramutato


La delicatezza d'un fiocco. 
La sua caduta, lenta. Atterra così sulla nuda terra d'inverno.
Così attendo te, candida neve: al suono d'una melodia così, che parte dolce e delicata, quasi dal retrogusto mistico. E infine tuona come un fulmine nel bel mezzo della tempesta, finendo come bufera glaciale.
Attendo te, neve, ricordando la delicatezza della tua caduta sulla nuda terra. Con la visione di quella stessa terra, verde brillante in una nuova primavera. Vedendo te, candido fiocco, tramutare in petalo di ciliegio.


A volte tornano...così dicono.

A volte tornano. Così dicono.
Sì ma... cosa? Per me tornano le melodie. Intrecci di suoni che rieccheggiano nella mia testa, senza un motivo vero, senza un perchè esplicito.
Eppure ritornano come zombie erranti nelle mie orecchie, mostrandomi immagini in bianco e nero.
Così scorro alcune canzoni, le riascolto e le ricanto, con i sussulti al cuore che ne fanno da sfondo.
Le immagini si succedono come scatti di un tempo ormai passato e mai più raggiungibile. Anche se si trattasse di secondi, non lo riuscirei a raccogliere tra le mani, quell'immagine dolce. 
Quel tratto di te che vibra al suono di quella canzone. 
A volte tornano, le canzoni....e con loro, pure i fantasmi.

Sensazione Gelida

Nella gelida mattina di gennaio il mio pensiero l'ha sfiorata.
Ha sfiorato sì l'identità ormai evanescente di quella che era un umana.
Vivente in carne ed ossa.
Ora tramutata in gelo sfiorante i volti nostri.
Ne era rimasto solo l'eco della sua voce.
Un vago ricordo rimbomba nel vento di Gennaio.

domenica 29 gennaio 2012

Con un sorriso... una principessa!

Sentirsi graziose, vi è mai capitato?
A me solo ultimamente, mi capita di percepire la delicatezza, la dolcezza e la tenerezza che fanno parte di me.
Già, non vi è mai successo di guardarvi allo specchio e dire: "Wow!"?!
A me è successo alcune volte, eppure quelle poche è stato bellissimo. Ho colto quelle sensazioni con le pinze, perchè erano così delicate da spezzarsi da un momento all'altro.
Piacersi non è di certo una delle missioni più facili! Anzi, è una delle più terribili a quanto pare... Molte di noi non si stimano mai abbastanza! Eppure basta poco: uno sguardo allo specchio, vedendosi con un sorriso e un tocco ai capelli, scostandoli dietro al collo magari. Un tocco di lucidalabbra o di rossetto. Un colpo di smalto sulle unghie, di colore rosa o nero, in base all'umore.
Basta poco, ma soprattutto un sorriso.
Un occhiata a quel riflesso per poter affrontare la giornata, col ricordo della principessa che è in noi!

venerdì 27 gennaio 2012

Storie che passano... storie che tornano!

I destini potranno esser diversi,
le persone perdersi come granelli sabbia nel deserto.
Ma prima o poi qualcosa le farà incontrare. Ancora una volta.
Già... ma cosa?
A me era capitato con uno squillo, a volte succede con un messaggio, addirittura ci si imbatte in un semplice incontro....
E voi? Mai successo? Magari non vi sarà caduto un cappello dal cielo, come in questo video ma....
un messaggio, una luce, una chiamata.... qualcosa. Chissà, forse quella era l'ultima volta per rivedere la persona che faceva parte della vostra vita. O forse poteva essere l'inizio di qualcosa di nuovo.
Chissà.

giovedì 26 gennaio 2012

Volontà è la mia meta

Forse ho una strada. E' lunga. Ha diverse curve, dossi, e qualche semaforo. Già, ci vorrà del tempo per percorrerla!
Inizio a camminare, poi prendo la bici parcheggiata sulle rive del fosso. Un fosso colmo di acqua nerastra, ma l'erba sembra verdissima e lucente come smeraldo, e brilla sotto il Sole.
Pedalo, continuo a pedalare. Il fiato si fa sempre più corto. Stanca, decido di gettare la bici per terra.
Mi guardo intorno, e vedo una macchina abbandonata sul ciglio della strada. Piccola, ma pur sempre meglio di una bici.
Provo ad accenderla. Nulla da fare. Non vuole partire.
Così si fa subito sera, è buio e solo le stelle mostrano la via da proseguire.
Maledetta, maledetta strada! Perchè mai ti ho scelta?! Già, quella volta ero presa dalla voglia di intraprendere questo viaggi, lo ricordo bene! Ma mai avrei pensato di arrivare fino a questo punto: la rassegnazione.
Cado a terra. Le lacrime mi rigano le guance, taglienti.
No, non posso abbandonarmi sulla strada. E invece è così che accade: m'accascio sull'asfalto tiepido di quel giorno d'estate, segnato da mille passanti.
E aspetto. Aspetto un segnale forse. Attendo qualcosa, una spinta, una mano che mi aiuti a rialzarmi.
Chiudo gli occhi, e sento un enorme boato supra di me.
Salto e mi sveglio, vedendo che si illumina il cielo notturno con due grandi lampi.
Davanti a me, la meta. Intorno ad essa, tante strade. Pericolose forse, troppo brevi o troppo difficili.
Allora lì capisco. E mi rialzo.
Non importa la strada. E' la meta che voglio. La mia volontà è la mia strada.

mercoledì 25 gennaio 2012

Il Buon giorno si vede dal mattino!

"Che schifo! E' bruciato!" esclama Momo, sputando il caffè nel lavandino e versando il contenuto della tazza giù per lo scolo. Un altra giornata, forse non delle migliori l' attende a braccia aperte con un sole che trapassa  la tenda della piccola finestra della lavanderia. Lascia la tazza dentro il lavandino e inizia a far ciò che fa ogni singola mattina: lavarsi i denti, il viso, curarsi  e coccolarsi un attimo con molta calma. Già, molta calma. Non vuole correre!Ha un sonno incredibile. 
Sbuffa dopo aver concluso la sua piccola coccola. E ad un tratto la Terra sembra risponderle. Un boato e il pavimento che si muove piano piano, tremando come un bambino. Per poi scuotersi sempre più forte, in pochi istanti. La paura prende più della lucidità di una mente che potrebbe mantenere la calma, scappando fuori di casa, chiamando il proprio cane. Di colpo la Terra tace.
Tutto ok, pensa Momo. Non è successo niente, tranquilla!
E poi ritornando dentro, tira un lungo sospiro di sollievo. 
"Il buon giorno si vede dal mattino..." pensa Momo alzando il sopracciglio, perplessa.

martedì 24 gennaio 2012

Mata ne!!

Rivedo quella foto. La rivedo e un lieve sorriso si disegna sul mio volto che pare carta bianca.
Già, camminando per Shibuya, ti ricordi?
C'erano i negozi aperti, era da tempo che volevi fiondarti in quello che era un mondo tutto nuovo e fantastico, che non avresti mai immaginato.
E poi c'è quest'altro scatto... due facce tremende! Gustando sushi in un ristorante chilometri di distanza dai negozi, ma era il più buono che ci fosse! E quelle zeppe bianche che non sapevo se comprare o no... quella felpe con le orecchie da gatto che ti piaceva tanto, rossa.... indeciso ma...alla fine ti sei lasciato sedurre dalla sua bellezza, comprandola!
Quel treno della metro, che passa velocissimo ogni giorno, sotto gli sguardi indifferenti della gente. Dietro noi quel treno, con le persone che corrono. E noi fermi in posa, al ritmo del tempo che ci ha concesso quelle ore per conoscere le nostre strade, che si sono incrociate.
Già, quel tempo che ogni giorno scorre sotto i miei occhi ora lucidi, da cui cadranno gocce di memoria bagnando con dolcezza quei ricordi ormai distanti.
Quel treno passa ancora, quel negozio dove hai comprato la felpa è sempre aperto e il ristorante.... ancora non ci sono passata. Appena passerò di lì, ti dedicherò un buon piatto di Ramen.
Rivedo l'ultima foto. Basta piangere. La vedo senza lacrime, ed un nuovo sorriso.
Mi sembra di vederti, per pochissimi istanti tra la gente. Mi saluti.
Non è un addio.

Mata ne!
or better... see you soon!

Due sedie e ... due scatole

"Oh no... no!!!" esclamo furiosa. Proprio nel momento in cui sento che sto per vedere la mia nuova piccola casa, vedo i muri che rischiano di sgretolarsi. Accidenti! Non era così resistente come mi avevano detto! Eppure mi avevano assicurato stabilità di quelle quattro mura. Ma forse non avevo tenuto conto di una cosa: che era solo l'inizio. L'inizio del vero smantellamento di ciò che stavo per costruirmi passo dopo passo. Dovevo arrivare prima o poi a quello che era il problema più grande. Ad un tratto le mura svaniscono come polvere, ma non temo per la loro sparizione, perchè presto sarebbero tornate.
Già, sarebbero tornate più forti che mai. Poi davanti a me.... due sedie. Due sedie con sopra una scatola ciascuna. Erano dello stesso colore, e delle stesse dimensioni.
Stavano ferme, ma trasmettono un angoscia incredibile. Quasi ne posso sentire dei rumori strani all'interno, mentre mi avvicino sempre di più ad esse. L'Ansia sale. Il peggio arriverà?

lunedì 23 gennaio 2012

Il sogno intorno a me.



Vorrei dire qualcosa ma non trovo le parole.
Impercettibile è la sensazione di vuoto nella testa.
Indescrivibile è la forma della sua essenza.
Vorrei dire qualcosa ma non mi so spiegare.

Datemi una matita, provo a disegnare.... no nemmeno quello.
Allora mi lascio adagiare su quel che sarà
il sogno intorno a me.

venerdì 20 gennaio 2012

FAC IU!

Momo si sveglia da un dolce sonno di sole 6 ore. Già, è giunta la mattina, è ora di andare.
Non vuole scendere da quel letto così comodo e ormai scaldato dal calore del suo corpicino. Però i suoi pargoletti della scuola non possono aspettare ancora molto! Così Lei si alza, si mette la vestaglia calda e azzurra, morbida e accogliente come un abbraccio. Scende pian pano con gli occhietti socchiusi le scale che sembran non avere fine. Finalmente arriva al bagno e.....
"Oh no..." esclama. Ebbene sì, proprio nella sua sagoma, tra le sue labbra piccole e rosastre.... nota due orribili, mostruosi, fastidiosi herpes. E la gola? Beh... sentire quel lieve dolore di un linfonodo gonfio.... è un dolce buon giorno.
Momo si guarda allo specchio con odio, rabbia e un avversità mostruosa verso ciò che le plagia quel suo poco di bellezza.
Ed è così che, prima di continuare la giornata, decide di urlare un bel FAC IU ai suoi acerrimi nemici.
FAC IU HERPES & LINFONODI! VOLETE LA GUERRA? E GUERRA SIA! AAAAAAARGH!

giovedì 19 gennaio 2012

Morfeo

Passo dopo passo, gradino dopo gradino.... e si precipita. Così, nelle acque più nere e profonde d'un pozzo che è il cuore. Il centro, il fulcro d'un vortice. Le emozioni, già... parlo di quelle cose inafferrabili, visibili solo se farfugliate da un tremito di labbra.
E forse un giorno esse voleranno verso te, che comprendi. Che accetti, e culli questo sentimento nero.
Che mi doni quella pace, anche solo per un attimo. E precipito così, verso te.
Accasciandomi tra le tue braccia... mio dolce Morfeo.

Calma piatta

Forse la calma è la virtù dei forti... oppure si tratta semplicemente di un lungo respiro, chiudere gli occhi e sentire ogni tratto di sè.
Già, tutto il mondo all'infuori del tuo ego non esiste. E' bianco, e tu sei in una campana di cristallo. Luccica di brillanti, è talmente preziosa che non sai darne valore.
Un frammento di me, una particella d'affetto verso sè.
Proprio lì sai cos'è la calma, come vedere il mare piatto all'alba di ogni giorno.

mercoledì 18 gennaio 2012

A,B,C...parole, parole, Parole!

Sarà un periodo particolare per Momo, saranno pochi attimi in cui si dedica solo a se stessa... ma questo gioco è nato come esercizio di fantasia! Cercare di fare ginnastica con le parole, con la mente. L'immediatezza e la fantasia legate insieme hanno creato questo mio alfabeto.... e il vostro qual'è?

A=Ambizione
B=bontà
C=creatività
D=dimostrazione
E=Eremita
F=fragile
G=gratitudine
H=hospital
I=inibizione
L=livido
M=matrimonio
N=natura
O=orgasmo
P=para-para
Q=quadro
R=ritratto
S=sottolineare
T=tratto
U=urca!
V=vegetale
Z=zebra

Strano... ma vero!

Remember me

Quando mi sono seduta a tavola era come se niente e nessuno avesse voluto ascoltarmi. Ho avuto questa terribile sensazione... reale. 
E ora che faccio? Mi sento lontana da te.... distante anni luce. Pochi centimetri ci separano. 
Ma tra la nebbia non mi vedi. Nella confusione dei pensieri non mi senti.
Forse è così, non è bastata quella sera. Ci vuole tempo o modo, per ritornare vicini al calore d'un tempo.
D'un infanzia che forse non c'è più, se non un vago ricordo impolverato.
Ci riuscirò a parlarti. Riuscirò a farmi sentire. 
Proverò a ricordarti di me, anche solo una volta.
Perchè indietro non si torna... indietro non torno.

martedì 17 gennaio 2012

Scatole in luce e in ombra

Gia', Mai e' arrivata. E' davanti a me ora, dopo quel terribile incubo che ho fatto!Sapevo che sarebbe piombata  da un momento all'altro... Deve dirmi qualcosa, come al suo solito! Vorra' dirmi che devo smetterla di pensare a certe cose, che dedicarmici e' solo un inutile spreco di tempo! 
No, non trovo giusto che la pensi cosi', che pensi che le mie passioni, cio' per cui vivo siano... inutili. Non voglio appoggiare altre scatole! Gia' lasciare violino per un po' di tempo e' come condannare cio' che sono al buio.
Non la faccio parlare, altrimenti mi urla addosso e mi rimprovera, facendomi chiudere a riccio.
"Adesso mi stai a sentire!"esclamo fermando ogni suo tentativo di parlare, forse sorprendendola. Lei si siede, e le faccio compagnia su una sedia blu di pelle. Una di fronte all'altra. Era da tempo che non succedeva.
Lei mi fissa con sguardo perplesso, tentando di leggere nei miei occhi ogni mio singolo pensiero. Ma il suo tentativo e' inutile, perche' chiudo gli occhi, emettendo un lungo sospiro.
"Mi hai stancata! Non ce la faccio piu' a sentirmi dire che scrivere non serve, che non ce la faro' mai a farmi pubblicare qualcosa.... che e' perdita di tempo.... ma dico! Ci credi in me o no? All' inizio mi sembrava di si'... ma a quanto pare.... mi sbaglio. Ti avverto: non appoggio la scatola scrittevole, chiaro!?" esclamo. Per un po' lei continua a fissarmi, alzando solo il sopracciglio. Poi chiude gli occhi, e sospira. Anche lei ha qualcosa da dire!
"Sai che pretendo il successo! Soprattutto pretendo che tutti ci guardino, che ci osservino e facciano i complimenti per cio' che facciamo.... Se devi scrivere che sia un successo immediato! Non un minuscolo blog e a malapena un racconto pubblicato... E poi sai che papa' vuole il massimo, come gli altri che ci hanno affidato certi compiti! Per non parlare che siamo indietro con gli esami. In ogni caso....So cosa vuoi! Vuoi che ti dia spazio, non e' vero? Per questo sono qui'... ci rinuncio ad urlarti addosso. Voglio lasciarti una possibilita' di stare al mio fianco. Forse non dobbiamo per forza di cose lasciare tutte le scatole in un posto preciso della stanza ma.... qualcosa faremo! Ti concedo il privilegio di scrivere, se tu mi aiuti nelle altre cose..." dice lei. Riapre gli occhi. Quel suo sguardo color miele era piu' luminoso che mai. Sono sincera, non pensavo potesse dire certe cose... cioe'.... non sembrava nemmeno lei! Eppure i suoi occhi parlavano chiaro, e questo dimostrava che lei era sincera.
"Molto bene, affare fatto! Spero davvero...che tu mi conceda questa possibilita'...ne sono felice." dico, sorridendo. Anche lei sembra quasi che sorrida. Forse a malapena ma... apprezzo lo sforzo!
Ad un tratto pero' rischio di far cadere le scatole. Le forze inizio a perderle... maldezione! Per fortuna Mai mi ha aiutata in tempo, e alcune scatole adesso le tiene lei. 
Finalmente siamo insieme: non e' piu' luce e ombra, ma siamo una luce con le sue ombre. E questo ci aiuta a vedere meglio come e' la nostra nuova casa. Finalmente vediamo i mobili, il letto e le nostre poltrone blu... sono persino lucide! Che meraviglia!
Finalmente siamo insieme, con tante scatole da sistemare. 

lunedì 16 gennaio 2012

Colazione

Brioche, Cappuccino, un altro Cappuccino e un pezzo di torta.
Torta alla ricotta e frutti di bosco... il tuo sorriso e la dolcezza ad ogni morso.
Il buon giorno si vede dal mattino: calore e dolcezza.
Una colazione ai raggi di Sole.
Calore penetrante il gelo dell'inverno.
Brioche, Cappuccino, un altro Cappuccino e un pezzo di torta.
Un bacio alla caffeina, e il buon giorno dal retrogusto di schiuma dolce.

sabato 14 gennaio 2012

Cap. 34 Destiny Lui: prepararsi all’attacco!


“Ery chan!!” esclamai e la grande luce bianca che vidi davanti a me, si trasformò in qualcosa di più nitido. No, non era più la mia stanza dove vivevo, a Shibuya. Lei non c’era più, non potevo nemmeno accarezzare il suo bellissimo corpo e stringerlo a me.
Ero nella stanza d’albergo dove alloggiavo, in Italia.
“Ery chan? E chi è?!” disse Sakuya che mi sedeva di fianco.  Io me ne stavo semi sdraiato sul letto, ancora sconvolto per quel sogno così assurdo….mio dio se era assurdo!
Eppure l’avrei voluta salvare. Avrei voluto finire quel sogno, e non lasciarlo così in sospeso, mentre il nostro amore sfumava riportandomi alla realtà.
“Eh non lo … anzi lo sai! E’ sempre la solita ragazza che sogno ogni tanto…”
“Ah! Sì! Hai continuato ancora?! E che hai sognato?” chiese Sakuya con una curiosità che di prima mattina mi infastidiva, così lo mandai al diavolo e lui smise di insistere.
“Comunque buon giorno! Oggi suoniamo ti ricordi?” mi chiese ironico.
“Sì sì lo so, adesso mi sveglio e mi preparo, così andiamo a provare se tutti gli strumenti vanno bene.” Dissi a Saku, e lui decise così di andare a svegliare gli altri.
Rimasi un poco stordito : ripensai a tutti quei sogni e a quella ragazza. Era ormai da tempo divenuta la mia musa ispiratrice di tutti i miei testi fino ad allora….chissà se esisteva veramente? Me ne ero così infatuato che avevo provato più e più volte a ritrarla. Ma nulla che le somigliasse, che fosse bello come lei.
Dopo poco guardai l’orologio: era mezzogiorno e dovevamo ancora pranzare.
Mi alzai e mi preparai per andare giù nella sala pranzo dell’hotel. Ma prima di uscire dalla stanza il cellulare suonò: era un messaggio di mia sorella, Kitsune.
“Ti ho già chiamato ben cinque volte e tu non rispondi? Ho già capito che sei ancora a letto! Saluti dal negozio e dalle fans! Un bacio color sangue!” questo fu il suo messaggio e così risposi:
“Grazie, meno male ci sei tu. Buona giornata, ricambio il bacio color sangue…”
Kitsune, Kitsune…se non c’era lei a regolare la mia esistenza! Era la mia sorellina, le volevo un gran bene…. peccato che in sogno fosse l’opposto della realtà! Già, come era strana la mente a volte! Eppure spesso lasciavo che il mio cervello governasse quelle sagome a me familiari per giocarci liberamente. E non mi dispiaceva.
Uscìì dalla stanza e scesi nella sala da pranzo: i membri dei Black Roses erano già a tavola.
“Signor S! Quale onore!  Sei pronto per il concerto qui a Roma?” esclamò Kojima mentre riprendeva la mia risposta con una piccola cinepresa.
“Abbastanza. Vediamo che casino sanno fare questi italiani…” dissi con ancora l’espressione di chi si era appena svegliato.
Mi sedetti e afferrai due fette biscottate, un poco di marmellata e una brioche, e infine ordinai un caffè espresso. Mi piaceva molto la colazione italiana. In effetti la cucina italiana era ottima … dopo quella giapponese ovviamente!
Il gruppo era in estasi: non vedeva già l’ora di suonare, come sempre. E poi intervenne Saku con la sua simpatia:
“Sapete che Seiji mi ha chiamato Ery chan? Forse ha qualche turba mentale …” esclamò e tutti scoppiarono a ridere, e per ricambiare la sua simpatia, gli diedi un pugno leggero in testa.
“Seiji… che male! Mi curi?” disse ironizzando un ruolo di ragazza  davvero patetico.
“E come mai l’avresti chiamato “Ery chan”?” chiese Yuri curioso, mentre morse una fetta biscottata.
“Non ve lo svelerò mai..” dissi guardando con aria penetrante l’obiettivo della cinepresa e poi Saku mi giunse davanti:
“Restate con noi! Il mistero si svelerà nelle prossime puntate di “Seiji e la fanciulla dei sogni”!” esclamò ridendo.
“…se non la pianti scoprirai misteri ben più inquietanti!!” esclamai interpretando una risata diabolica da film dell’orrore. Kojima spense la cinepresa e finimmo di fare colazione.
Ci alzammo, tornammo nelle nostre stanze e ci preparammo a dovere. Gli strumenti erano già stati sistemati sul palco nel palazzetto dietro l’albergo. Dopo esserci preparati dignitosamente per le prove, scendemmo all’ingresso e salimmo su un piccolo bus che ci avrebbe portato all’ingresso.
Nel frattempo mi veniva in mente la sagoma di lei col Kimono Rosso.
Già, Ery chan, la donna dei miei sogni… chissà se esisteva davvero. L’avrei mai incontrata?

venerdì 13 gennaio 2012

La musica di due Rose.

Sentire quelle che sono le sue note. Camminare passo dopo passo, a ritmo.
Chiudere gli occhi e credere di capirne il senso.
Già, il senso di quelle parole farfugliate tanto per dire qualcosa, per scandire ancor di più la musica.
Parole evaporate come nebulose di stelle. Verbi che descrivono un presente, passato, futuro.
Credere di vederti, proprio in quella voragine danzante. Già, tra le mie braccia, stringerti.
Dirti ancora e per sempre....ci siamo. Io e te.
Farfugli, bisbigli.
Queste è la musica di un mazzo di due rose.

L'incubo in una Scatola

"Accidenti..." dico. Eccomi, quì da sola. Eccomi in mezzo ad un mucchio di scatole cattive! Già, perchè ci sono quelle buone e quelle cattive, proprio come le persone. E io ho una grande paura di loro.... non aspettano altro che io esca, per urlarmi cose brutte. E io resto quì, aspettando che se ne vadano. Attendendo che si faccia giorno, e che le tenebre si dissolvano come la nebbia.
Loro si avvicinano però sempre di più, curiose tentano di osservarmi anche dove non possono vedermi. Ci provano, farebbero di tutto pur di sbranare il mio cuore.
Sono vicine, troppo vicine. E mi fissano, sempre più cattive e spietate!
E così che mi faccio sempre più piccola, mentre loro si fanno sempre più grandi e..... e mi sveglio!
No, era solo un incubo..... ma era solo un avviso.
L'avviso che Mai sarebbe tornata presto.

Il centro delle Scatole

Ho la sensazione di leggerezza adesso. Ho emesso due semplici lunghissimi sospiri e.... ecco la magia! Tutto intorno a me ruota! Le scatole mi girano attorno! Forse perchè è giunto il momento... il momento di appoggiare le scatole, una ad una. Mi sento più leggera. Già, più leggera. Più libera, da quello che è il peso di quello che ormai era una responsabilità.
E le scatole mi ruotano intorno in attesa di un segnale,di un mio "via!". E io rimango incantata a fissarle.
Poi chiudo gli occhi: vedo tutto bianco, luccica, sembra splendente come le stelle.
Sono le pareti di una stanza: un posto della mia nuova casa ancora da scoprire.

giovedì 12 gennaio 2012

La Scatola Musicale

Tutti i sorrisi, le soddisfazioni e le conquiste, azioni compiute... le tengo in tantissime scatole, come vi dicevo. Sono scatole colorate, di diverse dimensioni.
Hanno colori tenui, come i pastelli....sono delicati come la mia anima. Ce ne sono di grandi e piccole, ma non eccessivamente! Anche perchè devo tenerle tra le mani, come faccio altrimenti se sono troppo piccole? Tanto vale, se contengono qualcosa di simile, tenerle in una scatola grande!
Ho sempre pensato che più riuscissi a custodire delle scatole, più queste mi avrebbero portato ricchezza e fortuna. Non parlo di soldi, pietre preziose, smeraldi.... parlo di felicità e sicurezza.
Quelle sono le mie vere ricchezze, di cui ho sempre avuto paura di smarrire da qualche parte o distruggere. Peccato che fino ad allora non mi rendessi conto che quelle scatole, quelle conquiste che mi ero sudata, erano forse troppe. Stavano trasformandosi in sassi, enormi macigni che mi schiacciavano.
Mi sono trasferita, come mi dicevo, in una nuova casa. Già, una nuova casa tutta piccola con luce soffusa, ma calda! Sembra più una stanza.
Sto aspettando in piedi, che succeda qualcosa, tenendo queste scatole. Una che rischia di cadere da una parte, una che tenta di cadermi dall'altra, una che si nasconde sotto le altre e non vuole mostrarsi.... tante, forse troppe scatole!
"Non ce la faccio..." penso, mentre cerco di trovare qualche posto dove appoggiarne qualcuna, senza che nessuno mi veda. Appoggiarle era sinonimo di fallimento, e non volevo che Mai lo sapesse! Se Mai lo avesse saputo, beh.... si sarebbe presa gioco di me!
"Non ce la faccio...." penso ancora. Mi guardo intorno, ancora non vedo niente, solo questa piccola luce soffusa che mi scalda. Ma niente su cui appoggiare delicatamente queste scatole.
"Nessuno può tenere una delle mie scatole.... se non io.... eppure.... non ce la faccio..." penso, mentre una lacrima scende.
Mai sicuramente l'ha capito, ha sentito il rumore di quella goccia azzurra che cade pesante e delicata sul pavimento di cui non riesco a vedere disegno e colore.
Poi però sento che devo fare una sola cosa: reagire. Devo fare qualcosa, non posso continuare a fare così. Proprio in quel momento la scintilla della luce soffusa si sposta dal centro che è la mia stanza. Se ne va davanti a me, mostrandomi una credenza.
"Allora qualcosa per appoggiare questo... c'è!" penso.
Mi avvicino alla credenza fatta di un legno pregiato, è antico. Poi guardo la montagna di scatole che tengo tra le mani.
"Chi scelgo?" mi chiedo.
Dopo qualche momento di indecisione appoggio la scatola grigia, e ad un tratto mi appare un violino.
"Già..." penso. Sì, il Violino è un po' ingombrante, ma soprattutto non  voglio che, se mi cade... si rompa!
Così istintivamente ho appoggiato qualcosa. Il male alle mani, alle braccia.... è diminuito!
Un po' di sollievo, e faccio un lungo respiro, chiudendo gli occhi.
"Spero solo che... sia per poco." penso.
Già, ti lascio lì per poco.
 Non temere. Tornerò.

Un bastimento carico di... troppe scatole!

Sicuramente avrete pensato che ora io avrei compiuto un viaggio verso l'infinito e oltre.... mi dispiace deludervi!
Sì ho fatto un viaggio ma... non ricordo nè il tragitto nè la mia provenienza!
Non ricordo come sono arrivata nella mia nuova casa, ma so che avevo una missione da compiere: sistemare delle scatole!
Ne avevo così tante e di diverse dimensioni, colori e contenuti, che non sapevo più come tenerle tra le mani!
Già, ero veramente preoccupata per quelle scatole. Erano tutto ciò che avevo di più prezioso, erano parte di me, della mia vita.
Facevo la collezione ormai da tanto tempo di scatole preziose: da quando ero nata mi erano state affidate alcune di esse. Ma da poche che erano ormai era un miracolo se riuscivo a sorreggerle tra le mie braccia!
Il problema più grande era che non potevo lasciarle... altrimenti le avrei perdute per sempre.
Già, gli altri me le affidavano, e io le raccoglievo per loro. Ero felice, perchè gli altri sorridevano. E io sorridevo con loro, perchè forse avevano trovato in me qualcuno di cui fidarsi.
"Ma per quanto tempo sarò affidabile?" mi chiesi, guardando le scatole che traballavano tutte tra le mie braccia.
Io tremavo al pensiero che mi potessero cadere, che potessi fallire in quella missione così importante. Ma mi sentivo schiacciata e soffocare dal loro peso.

mercoledì 11 gennaio 2012

LA SCATOLA "intro"

Mi chiamo Mei. Ho un nome corto e carino, non trovate? Corto, carino, e ho un sorriso sempre stampato sulle labbra. Già, mi chiamo Mei!
Vivo dentro una stanza, che è un po' buia con la luce soffusa, ma molto calda. Tutto ciò può parervi angusto, invece è accogliente. E' nuovo come ambiente, mi sono trasferita da poco ma.... mi piace. Prima non sapevo nemmeno io dove vivessi! Era un posto così irriconoscibile che avevo persino bisogno di prendere la matita e mettermi a disegnare ogni giorno le pareti della mia casa. Non immaginate la fatica! Oh no!
Mi chiamo Mei, e sono una ragazza vestita con un maglioncino lungo e  bianco, alle gambe ho un paio di autoreggenti a righe nere e bianche. 
I miei capelli sono rossi e corti, quando è giorno. Ma quando calano le tenebre... mi trasformo in quella che è Mai. Mai ha i capelli neri e lunghi, con qualche ciocca bianca , e gli occhi sono gialli e luminosi come i fari delle auto. 
Già, mi chiamo Mei. E ho paura. 
Per questo mi sono trasferita in questa quì, in questa stanza piccola e un po' buia, dalla luce soffusa. 
                                                                Ma molto calda.


lunedì 9 gennaio 2012

Momo's song

Chiudere gli occhi, e vedere quella distesa di petali di ciliegio...
forse un sogno... o forse no.
Era questo quello che vedeva dentro di sè.
Una sfumatura rosa, dal sapore orientale.
Momo ne poteva descrivere il profumo e il sapore.... era deciso come la salsa di soia.
E nel frattempo volava tuffandosi nell' arcobaleno dai colori tenui, passeggiando
piano piano. Poi saltando e poi correndo. Un altro tuffo, tra le note della musica.
La sua canzone: scritta in un testo, raccontato dalle le note, nato dal cuore.

Memorie d'una Prigione

Correvo. 
Continuavo a correre nel buio di quello che era un bosco.
La luce della Luna non c'era. No, la Luna quella notte non era mia compagna, e l'angoscia iniziava a strappare a morsi la mia anima.
Continuavo a fuggire da qualcosa che era dietro di me, o forse persino intorno a me, di cui non riuscivo a liberarmi. Caddi di colpo sull'erba fresca e umida di quel bosco. Non sentivo alcun rumore, non vedevo nulla oltre gli alberi altissimi che mi circondavano. Tra quei rami, così neri e intrecciati da sembrare una ragnatela, la stessa di cui forse sarei divenuta la preda. Proprio in quell'istante sentii che mi mancarono le forze, e sopra di me si mosse un ombra. Quell'ombra così familiare, i suoi occhi che brillavano nel cuore delle tenebre...e il terrore che mi bloccava. Ero perduta, fino a quando non mi svegliai e mi ritrovai sola nella mia  fredda e ormai desolata stanza.
"Ancora una volta.... ancora un incubo... sto impazzendo." pensai. Già, ero ormai vittima di quella fitta ragnatela di rami, che mi teneva in trappola in un vortice di tentazioni e pensieri peccaminosi. Ma sentivo che della mia anima di fanciulla innocente ne era rimasto qualche brandello, alcuni resti essenziali per salvarmi e capire ciò che  volevo veramente. 
Per liberarmi da quella che ormai si stava tramutando in una prigione.

domenica 8 gennaio 2012

vortice disturbante

Scrivere senza sapere ciò che si vuol veramente trattare.... questo è una sensazione indescrivibile e disturbante. Eppure mi lascio trascinare dalle note d'una canzone, catturata così senza senso.
Avere voglia di reagire ma non aver le forze.... sentirsi potenti e impotenti al tempo stesso.... un vortice mi trascina sempre più a fondo, senza il mio permesso.
Ma io lo lascio fare. Per ora.
Finchè il domani non mi riporti a galla.

venerdì 6 gennaio 2012

Auguri Befane

La Befaa vien di notte con le scarpe tutte rotte?
No, non oggi! Oggi Momo è andata dai saldi e ha fatto un nuovo e, si spera, ottimo acquisto: una nuova scopa, con cui inviare messaggi a tutto il mondo tuitteriano e feisbukkiano!
Più tardi si testeranno le sue capacità.... e vedremo quante calze riempiremo \^.^/
A tutte le befanine kawaii regalo tanti sogni e tanti auguri!
ps:Il gufettino puccioso sulla scopa è il pezzo forte! *.* >.< kawaii <3

giovedì 5 gennaio 2012

Memorie d'un salvataggio


"Tutto bene, signorina Meredith?" chiese il mio salvatore. Rimasi senza fiato quando vidi il suo volto:
 era Victor, che col sorriso beffardo mi teneva stretta a sé.
"S-sì...tutto bene..." dissi, ancora spaventata e tremante per l'inaspettata caduta.
"Si calmi...ora è tutto a posto..." disse lui per rassicurarmi. I suoi occhi verdi mi fissavano e brillavano sempre di più. Rimanemmo a fissarci per qualche istante in silenzio, mentre lui continuava a sorreggermi....un misto tra timore e tentazione mi bruciavano il petto.
"So-sono forse troppo pesante? Spero di ...no." dissi, sorpresa dalla sua forza fisica, nonostante il suo corpo non fosse particolarmente muscoloso.
"Ma che cosa dice!" esclamò ridendo, e dopo avermi rimesso a terra mi teneva la mano tra le sue. Mi sentii sciogliore, era come se le forze mi avessero di colpo abbandonata.
"Siete così leggera e delicata, my lady. " disse e si chinò per baciarmi la mano.
"Gra....zie.." dissi con  un filo di voce. Lui si avvicinò, fissandomi dritto negli occhi. Avrei voluto evitare quello sguardo così magnetico, avevo paura della seduzione dei suoi occhi.
"Ma non eravate al laboratorio?" chiesi, cercando di spezzare quell'attimo di silenzio soffocante.
"Sì ma... al momento non hanno bisogno di me. Ero di troppo e così mi sono preso una pausa, pensando di dirigermi in biblioteca per leggere un libro...."
"Ah...e l'avete trovato?" chiesi curiosa. Lui rise e mi accarezzò il viso.  Quella carezza gelida mi fece per un momento girare la testa.
"Oh, sì....eccome...mi è proprio giusto giusto caduto tra le mie braccia, qualche attimo fa." disse e il mio cuore sussultò per un istante, incredula per la sua affermazione.
"Il libro più grande del mondo...mi potrei definire..."
"Il libro più entusiasmante, vorrete dire!" esclamò lui, scostando i miei capelli dietro all'orecchio. Sentii i brividi percorrermi la pelle così velocemente che temevo mi si fermasse di colpo il cuore.
"Cercavate delle poesie d'amore? Qualcosa che potesse alleviare la vostra malinconia?”chiese continuando ad accarezzarmi il viso. Più volevo che smettesse, più mi dedicava delicate attenzioni. Più continuava, e più un piacevole desiderio nascosto cresceva dentro di me.
“S-sì...come fate a saperlo?”
 “Povera...vi sentite sola, nonstante siate sposata?" disse e io rimasi stupita, perchè ancora una volta aveva saputo cogliere il mio pensiero. Forse ero così prevedibile? Forse ero davvero un libro facilmente decifrabile, e avevo paura che potesse leggere delle righe di troppo.
"Sì...ma...non mi sento sola." dissi, intenta ad andarmene. Ma lui mi fermò, continuando a tenermi la mano stretta tra le sue, pallide e affusolate ma forti.
"Non potete immaginare quanto sia fortunato vostro marito. Ma soprattutto quanto lo sia io in questo momento....basta solo guardarvi per potersi perdere in quell'abisso , che sono i vostri occhi..." disse, stordendomi dolcemente. Cercai di riprendermi, scuotendo la testa ma lui si avvicinava sempre di più a me, tenendo la mia  mano.
Perchè mi sentivo così strana ? Amavo i complimenti, ma ero pur sempre una donna fedelmente sposata. Era come se desiderassi sempre di più le sue attenzioni, rischiando di cancellare l'immagine di quello che era il mio sposo... o almeno il suo ricordo.
"Non abbiate paura di ciò che provate. E' comprensibile..." disse. Mi sentii  sempre più vittima delle sue piacevoli attenzioni. Rimasi immobile, mentre lui avvicinava il suo viso sempre di più al mio, e il suo respiro cadeva sulle mie guance.

Memorie d'una caduta


Ero pensierosa quel giorno. Ricordo che pioveva a dirotto, e avevo una grande voglia di leggere.
Mio marito stava lavorando, e nemmeno ci eravamo visti per un “buon giorno”. Ma ormai erano giorni che facevamo così, non potevo farci nulla: il lavoro era il lavoro, e io ero pur sempre una donna che doveva attendere il suo uomo come ogni giorno.
Raggiunsi la biblioteca della dimora, accompagnata solo dal fragore della pioggia che si abbatteva sulle finestre. Le altre fanciulle non sapevo che cosa stessero facendo, ma in quel momento poco mi importava. Non volevo essere troppo impicciona nei confronti degli altri ospiti, non ne ero forse capace.
Così entrai nella biblioteca e mi guardai attorno. Non sapevo nemmeno da dove cominciare, a quale scaffale rivolgermi. Solo una cosa dovevo fare: scegliere una direzione, a caso. Così scelsi di andare a sinistra, e proseguii fino in fondo, per poi dirigermi verso le grandi vetrate. Quando rivolsi lo sguardo ai libri un grande lampo illuminò di colpo la stanza e un boato fece vibrare i vetri della finestra.
“Accidenti…” pensai spaventata. Poi mi misi a guardare i libri. Ce n’erano di svariati titoli e copertine dai colori sgargianti, e mi misi ad osservarli uno ad uno…. Peccato che alcuni di essi avessero delle pagine rovinate, quasi consumate dal tempo, che non si potevano nemmeno leggere. Così cercai più in alto e presi la scala che stava sulla mia destra appoggiata. L’appoggiai contro l’immenso armadio pieno di libri e cercai di trovare qualche titolo o copertina che mi potesse interessare. Dopo qualche istante che il mio sguardo si smarriva tra i colori delle copertine vidi un libro rosso scarlatto, e la copertina pareva più delicata rispetto alle altre rigide.
Così mi allungai per prenderlo, dato che era più in alto rispetto a tutti, ma ahimè mi sbilanciai.
Iniziai a barcollare sulla scala e capii che per me erano guai grossi se qualcuno non fosse corso in mio aiuto!
“Oh no!!” pensai e infine caddi proprio all’indietro.
Era il modo più stupido per morire…. Ma era anche il modo migliore per cadere tra le braccia di qualcuno. Proprio in quell’istante che mi vedevo morta qualcuno mi aveva accolta tra le sue braccia.

mercoledì 4 gennaio 2012

Memorie di Tentazione


Avevo  freddo. Un terribile gelo perforava le mie ossa , me le sentivo consumare. Rotolavo nel letto tra le lenzuola pur di scaldarmi. Ma non c’era soluzione.
Che terribile sensazione, che brutto presentimento, come se da un momento all’altro mi fosse capitato qualcosa.  Allungai la mano, per poter sentire almeno il calore di mio marito. Ma niente, lui non c’era. Così aprii gli occhi e… vidi delle ombre. Ombre dagli occhi rossi, come il sangue. Strane sadiche risate mi circondavano e rimbombavano nella stanza sempre più forte. E io mi sentivo il cuore sempre di più in gola.
Poi il suo volto si mostrò al chiaro di Luna, e i suoi occhi verdi si fecero verdi come gli smeraldi. La sua bellezza, il suo sorriso... anche quella notte Victor si era mostrato a me tentandomi, e avvicinandosi sempre di più a me. Mi accarezzò  il volto... e di colpo mi svegliai!
 La paura di cadere nella terribile tentazione di stare anche solo per una notte tra le sue grinfie bruciava più che mai. Eppure sentivo in quel momento, con grande stupore e inquietudine, solo la mia guancia gelida.

Intro: Le memorie della famiglia Deadstone



"Non ci vedremo mai più.....vero?" chiesi
Tremavo e piangevo.
Mi sentivo così piccola in confronto all'uomo con cui stavo parlando.
"No...non è vero....sai perchè?" disse l'uomo, di cui non riuscivo a distinguere i lineamenti del volto.
Mi abracciò, stringendomi a sè e bisbigliandomi qualcosa all'orecchio:
"Perchè ogni volta che ti affaccerai alla finestra, io ti guarderò. E un giorno saremo di nuovo insieme.
Io e te."
Mi baciò la fronte.
Le sue labbra erano gelide come il ghiaccio.
Poi si allontanò, affiancato da un altro ragazzo, e svanì come nebbia davanti ai miei occhi .
L'ultima cosa che feci fu urlare dalla disperazione, sentendo che avrei perso la cosa più rara e
preziosa mi fosse stata donata.
L'oscurità mi avvolse, ma continuai a credere di non esser sola.
Credevo che lui fosse là fuori, ad aspettarmi a barccia aperte, pronto per portarmi via con Lui.
Ogni notte attesi, davanti alla finestra.

Le notti si fecero sempre più nere e senza stelle.


Lui non c'era.


Così smisi di ammirare il cielo notturno e la solitudine iniziò a nutrirsi delle mie carni.

Infine il nulla.











  

Non ricordo più nulla.


martedì 3 gennaio 2012

Le tre "R"

Rimbomba, la tua voce.
Riflesso, della tua ombra dinnanzi a me.
Rispecchio, la mia anima su una parete 
di cristallo.
E tu? Dove sei?
Io son quì, legata allo spago rosso
dell'indissolubile fede.
Prigioniera di mille perchè.

Gioco di luci

La magia delle luci dall'alto di una città, la sensazione di avere tutto e tutti ai tuoi piedi... è una sensazione che ti rapisce per pochi istanti, come un respiro lungo e leggero. Forse impercettibile.
Uno spirito così grande che nemmeno hai il tempo di realizzare le sue dimensioni. Non riesci persino a concepirne l'esistenza fattibile e le sue forme.
Guardo incantata al di là di ciò che penso sia il confine del mondo, dove ci sono delle minuscole lucine gialle, alternate da altri colori sfavillanti che sono i fuochi d'artificio.
Essi segnano un nuovo anno. Così dicono.... ma è pur sempre un altro giorno che passa.
L'unico limite? Le mete che ti prefiggi, i famosi "Buoni propositi".... che io menzionerei più come scommesse e sfide, alla ricerca di nuove emozioni.