lunedì 31 ottobre 2011

Momo & Lucca comics: l'arrivo.

"Distrutta....letteralmente distrutta!" esclamò Momo, con la testa appoggiata sulla tastiera del suo computer. Lasciò nel frattempo la mente a fantasticare sul week end appena trascorso: meraviglioso. Il sabato al mattino presto fu la partenza, con al fianco la sua fidata amica Rò, alla volta di Lucca. Ma la prima meta da raggiungere era San Macario in Piano, sperduta in mezzo alle campagne della città: tra viuzze tutte in ghiaia e boschetti finalmente trovarono la casa giusta! Una casetta di campagna, in mezzo alla vera campagna con tanto di galli, oche e mucche lasciate libere di vagare nei campi. In quella casa ci attese un altra amica fidatissima: Irma. Momo abbracciò la sua amica, stritolandola a più non posso. Non vedeva l'ora di vederla ma soprattutto la ringraziò per averle tenuto un posto nella casa.
Era giunto il momento: trucco, vestiti, e trasformazione. Eccoci pronti per partire, verso il Lucca Comics che ci attendeva con ansia...o noi non vedevamo l'ora di arrivare?
Finalmente dopo aver cercato tra le vie della città un parcheggio, camminarono verso la ricerca della biglietteria: l'imprevisto era che, nonostante fossero entrate, dovevano avere un braccialetto con loro.
"Accidenti!" esclamò Momo, e così io e Rò dovemmo uscire dalle mura di Lucca per potersi munire di un braccialetto di carta, e rientrare.
Quando rientrarono l'entusiasmo raggiunse le stelle: cosplay, stands e tanto altro le coinvolgeva in un nuovo mondo, una nuova atmosfera.
Rò non fece altro che far foto, guardarsi intorno, con l'entusiasmo e la passione. Momo era alle prese di ritrovare amici lontani, ammirare cosplay e abiti da poter acquistare.
"Potesse esser per sempre..." pensò Momo.

venerdì 28 ottobre 2011

giovedì 27 ottobre 2011

Ci sono più cose in cielo e in terra: Destiny di Monica Donelli

questo è il post dove troverete il link per poter leggere il mio romanzo "Destiny".
Ci sono più cose in cielo e in terra: Destiny di Monica Donelli: Monica Donelli è nata nel 1987, in un piccolo paese della provincia di Reggio Emilia, Poviglio. Trascorre la sua infanzia fantastican...

Momo: warrior of dreams

Momo è una dolce ragazza sulla ventina d'anni, ora. Dolce sì...ma se intralci il suo cammino, potrebbe essere letale. Lei, col suo artiglio Saku alla mano destra, regalatole dal fidato fratello Syd, penetra nel cuore di ogni avversario, anche di chiunque ancora è deserto. Saku significa fiorire, e il suo compito è spazzar via ciò che è oscurità, e far dischiudere i petali del fiore che si nasconde negli animi dei mortali.
Momo era una principessa, di un lontano regno di nome Wonderland. Un mondo dove tutto era possibile, i colori erano accesi come l'arcobaleno di un Nyan cat, e le stelle brillavano più di qualsiasi diamante esistesse in circolazione. Lei era fragile, come i petali di una rosa. Ma poi rischiò d'appassire, dopo aver esplorato la Terra.
Ora combatte. Per far dischiudere, ancora una volta, i petali del suo fiore.

Fantasia, portami via!




"Dunque dunque...mi mancano: gli stivali, la trousse, il broncolsan..." penso, mentre scrivo l'elenco delle cose da sistemare dentro la valigia. Momo compirà un piccolo viaggio, con destinazione Lucca comics. Oh sì! Lucca quest'anno non può essere messa da parte come se nulla fosse! Momo ama girare per Lucca, con gli amici e farsi fotografare, ma soprattutto per almeno due giorni immergersi in quello che è sempre stato parte del suo mondo: la fantasia. Fantasia, portami via! Per almeno due giorni....due soli giorni non vivrò nella monotonia!

mercoledì 26 ottobre 2011

Ci sono più cose in cielo e in terra: Destiny - Cap. 25

Apro una piccola parentesi sul mio Romanzo che mi stanno pubblicando sul blog "Ci sono più cose in Cielo e in Terra", dal titolo "Destiny". Questo capitolo ricordo di averlo scritto con le lacrime agli occhi....è uno dei miei preferiti....

Ci sono più cose in cielo e in terra: Destiny - Cap. 25: Lei: Cuori dischiusi Quando scendemmo dalla macchina e salimmo le scale, il rumore dei nostri passi faceva da melodia assordante accompag...

martedì 25 ottobre 2011

Telefonata… inaspettata!

(non fate caso ai caratteri del cellulare....ma un immagine decente con un cellulare giapponese non ne ho trovate! Y_Y)

Io e Hitomi ci informammo su altre serate dove ci sarebbe stato alla console Hizaki. Volevo rivedere quel sorriso dolce, solo che non sapevo in quale locali si sarebbe potuto esibire.
“Dannazione a me però! Perché non gli ho chiesto il numero…?”esclamai mentre io e Hitomi, in un pomeriggio nuvoloso, degustavamo un gelato. Non riuscivo proprio a levarmelo dalla testa da quella sera. I suoi occhi, le sue mani….svanito tutto come un sogno!
“Ma come Megumi? Allora non ci vedi! Hai letto bene l’invito?” disse lei facendomi gli occhi stupiti della mia disattenzione. Teneva in mano un foglietto, che aveva trovato sul bancone della gelateria, dalla cassa.
“Perché? Che cosa c’è?” chiesi e mi indicò bene un numero di telefono, che stava scritto su quel pezzetto di carta stampato.
“E allora?!” chiesi ancora perplessa. Alla fine lei indicò con l’unghia dell’indice destro il nome del proprietario del numero: “Per informazioni mandate un messaggio a Hizaki…”.
In quel momento mi illuminai e per di più ebbi un forte batticuore di gioia.
“Contenta ora?! Hai capito?” esclamò.
“Dai che scrivo subito il numero! Perché non l’ho letto prima?”
“Perché sei nel mondo dei sogni ultimamente…” disse appoggiandomi una mano sulla spalla. Finalmente avevo un contatto per arrivare a lui…ma mi avrebbe mai risposto? Si sarebbe ricordato di me?
“Ultimamente? Lo sono sempre!” esclamai ridendo. Nel frattempo memorizzai il numero di cellulare.
Girammo ancora per negozi e poi, verso l’ora di cena, io e Hitomi ci dirigemmo ognuna a casa propria.
Quando arrivai a casa non c’era nessuno, a parte mia sorella.
“Ciao sorellona!” esclamò correndomi incontro.
“Ciao Mikami!” dissi e la presi in braccio, facendola volare. Lei era la mia piccola e dolce sorellina di nove anni. Voleva assomigliarmi, in tutto e per tutto, ma una cosa era certa: lei era unica, e doveva rimanere tale.
“Come è andata oggi a scuola?” chiesi.
“Bene! E a te? Hai fatto altre spese?!”
“Sì!” dissi e la abbracciai forte dandole un bacio sulla guancia.
“Mi fai vedere sorellona? Così poi guardo anche cosa mi spetterà quando sarò grande come te!” disse. Corremmo verso la mia camera, prima che arrivassero i nostri genitori. Erano già le sette e mezza e dopo qualche minuto sarebbero giunti a casa. Ci chiudemmo in camera e nel frattempo svuotai il sacchetto con dentro una camicia rossa fuoco con i merletti sulle maniche e il collo, una minigonna nera aderente, e le calze rigate orizzontalmente bianche e nere, e infine una fantastica borsa stile lolita, molto semplice, nera e bianca, con un enorme fiocco davanti.
Proprio mentre mi vestivo mi era passato per un istante in mente l’immagine del bellissimo ragazzo gotico che avevo accidentalmente incontrato alla metro. Era solo un momento di pura coincidenza? Forse quegli abiti me lo ricordavano.
“Wow! La roba che hai preso è bellissima! Ma non è da…”
“Gothic lolita? No…come puoi notare ho preso una camicia stile lolita, ma la minigonna è assolutamente da ragazza del mio stile...”
“Non capisco…però è bello lo stesso!”
“Capirai quando sarai più grande…” dissi e nel frattempo bussarono alla porta della mia camera.
Era mia madre.
“Siamo arrivati!” esclamò lei.
“Sì adesso scendiamo!” Dissi, nascondendo il sacchetto di vestiti nuovi sotto il letto. Poi scendemmo in cucina, dove nostro padre era seduto sul divano che guardava il telegiornale, e mia madre era già in cucina che stava preparando da mangiare. Io e Mikami apparecchiammo, e dopo una mezz’oretta era già pronta la cena.
Avevo un rapporto splendido con la mia famiglia, non potevo nascondere niente con i miei genitori…a parte i vestiti!
“Allora oggi come è andata a scuola?” chiese mio padre a me e Mikami, che nel frattempo stava degustando una piccola ciotola di riso.
“Bene! Anche a te è andata bene come sempre, vero sorellona?”
“Sì, ho preso anche degli ottimi voti in ginnastica e matematica…” dissi sorridente.
“Brava tesoro …e scommetto che oggi, dato che sei stata fuori tutto il pomeriggio, avrai fatto shopping, o sbaglio?” disse mia madre scherzosamente e sospettosa.
“No, stranamente oggi non c’era niente che mi interessasse.” Dissi.
“Che sollievo !”esclamò mio padre.
Finimmo di cenare e si erano già fatte le nove, tra una chiacchiera e commentare qualche programma alla televisione.
“Buona notte a tutti” dissi e tutti ricambiarono.
Mi chiusi nella mia stanza, per poi tirare fuori pian piano da sotto il letto il sacchetto con il nuovo guardaroba.
“Adesso proviamo.” Dissi entusiasta dei miei acquisti.
Quando li indossai notai che mi donavano. Guardando però la camicia e la borsa, continuava a tornarmi in mente il misterioso e tenebroso ragazzo della metro. In effetti era anche un bel ragazzo, ma come potevo pensare ora a lui se nei miei pensieri c’era anche Hizaki? In fondo non sapevo nemmeno il suo nome e tantomeno in quel momento mi interessava! Tanto non l’avrei più rivisto dopo quel piccolo incidente, pensai.
Mi misi seduta sul letto, pensierosa, guardando il foglietto che mi aveva dato Hitomi…e mi tornò alla mente Hizaki con il suo dolcissimo sorriso, cancellando così l’immagine dell’altro ragazzo.
Presi in mano il cellulare che stava appoggiato sul comodino:
“Allora? Che faccio? Provo a mandargli un messaggio? O lo chiamo?” pensai tremante. Il display attendeva solo di illuminarsi quando avrei premuto i tasti del telefono, e sapevo che era il momento giusto.
“Ho deciso…gli telefono!!” pensai e poi, stringendo i denti, digitai il numero e chiamai Hizaki.
Il telefono squillava. Attesi ansiosa. E non rispondeva .
“Ecco…lo sapevo, non risponde! E’ già tardi e non richiamerà mai.” Pensai, convinta della mia sconfitta.
Ma poi…
“Pronto? Qui è Hizaki..” rispose dall’altra parte, facendomi scappare un piccolo sussulto di sorpresa, chiusi la telefonata.
“Ma.. sono stupida! Perché l’ho fatto? Gli mando un messaggio.” Pensai e nel frattempo il mio cellulare squillò. Era un messaggio.
“Sarà Hitomi che mi fa sapere se vuole la maglia..” pensai.
“Ciao Megumi! Ho deciso per la maglia! La prendo è troppo bella e mi sta giusta! Senti domani dopo la lezione ti porto i soldi, ok? Buona notte!” lessi e risposi. Ogni tanto vendevo anche le mie cose a Hitomi, magari erano abiti che non mettevo più o non mi piacevano più come un tempo. Così almeno racimolavo qualche yen da poter spendere in qualcosa di più grazioso!
Misi il silenzioso al telefono, dato che era giunta l’ora di dormire. Spensi la luce e mi sdraiai tra le lenzuola del mio letto. La luce della luna illuminava un po’ la mia stanza, e mi piaceva, nonostante preferissi il giorno alla notte. Così di colpo nuovamente rividi come se fosse un ossessione il riflesso del misterioso ragazzo della metro. Accidenti, ma perché?
Ma all’improvviso qualcos’altro illuminò la mia guancia rivolta verso il comodino. Era il mio telefono, e stava squillando. Avevo gli occhi socchiusi, e non mi andava di vedere chi fosse, così presi il cellulare alla cieca e risposi:
“Pronto?”
“Qui è Hizaki…chi sei?” disse l’altro interlocutore e mi ritrovai col cuore in gola, tremante e improvvisamente ansiosa. Tutto così di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno.
“Hi..Hizaki?” balbettai incredula.
“Sì, hai detto che sei..Megumi? Sei per caso…”
“..Quella che ha ballato con te l’altra sera dopo che mi hai rovesciato un cocktail? Sì, sono io!” dissi, agitandomi tra le lenzuola per l’emozione.
“Ciao! Adesso ho il tuo numero …. come hai fatto ad avere il mio?” chiese e gli spiegai. Sentire la sua voce… era bellissimo. Sopratutto quando sentii la sua risata, a fine racconto, mi scaldò il cuore.
“Ora capisco! Mi ha fatto piacere sentirti! Anzi avrei voglia di parlarti ancora … la tua voce è così bella…”disse e il mio cuore iniziò a battere forte, quasi temevo prendesse il volo.
“Anche la tua è così..dolce..” dissi e dentro di me pensai “Ma cosa sto dicendo!! Adesso chissà che dice!!”. Ma era ciò che sentivo, erano le parole di un giovane cuore che voleva essere gentile.
“ Senti…che ne dici se uno di questi giorni io e te ci vedessimo? Io lavoro in un negozio di dischi, a qualche isolato da Harajuku. Magari domani pomeriggio ci potremmo vedere!”disse. stavo ricevendo un invito, e ancora pensavo di sognare.
“Domani pomeriggio non posso, devo studiare per una verifica che ho dopodomani, ma dopodomani posso venire. A che ora?”
“Per le quattro finisco il mio turno di lavoro. Così poi potremmo anche andarci a fare un giro per Shibuya, no?”
“Certo!” Esclamai e scalciai come una pazza le lenzuola dalla gioia.
“Magari ci sentiamo lo stesso domani sera…ti va?”
“Ok. Ti chiamo io verso quest’ora.”
“A domani allora, e…buona notte. Ora però per colpa tua non dormo più ..”
“Perché?” chiesi preoccupata.
“Perché non vedo l’ora di essere con te a Shibuya … ma terrò la tua voce in mente come una dolce musica per le mie orecchie…” disse. Il mio cuore si sciolse di colpo.
“Buona...buona notte e sogni d’oro.” Dissi chiudendo la chiamata.
Strinsi forte a me il cuscino di Hello Kitty, ridendo dall’emozione, scalciando all’impazzata. Cercai di dormire ma feci fatica, dato che l’agitazione in preda al grande incontro mi aveva assalita.
Proprio mentre mi stavo addormentando, una piccola luce apparve ancora sulla mia guancia: era un messaggio:
“Sono felice di averti versato quel cocktail, sai?Non so ma.... non credo di sbagliarmi. Sento che sarà una bellissima giornata, dopodomani. Buona notte e sogni dolci.” Lessi e a quel punto fissai il soffitto.
“Hizaki…” pensai. E mentre guardai la parete, i miei occhi stavano per chiudersi. I sogni presero il sopravvento : io, meravigliosa principessa, danzavo felice e spensierata davanti ad un immenso specchio. E su di esso, vidi il riflesso di Hizaki: mi sorrideva, e mi invitava ad attraversare quella parete lucida. Voleva portarmi al suo castello. Così mi avvicinai e chiusi gli occhi. Volevo fidarmi di quel sogno. Chissà dove mi avrebbe portato. Chissà.

lunedì 24 ottobre 2011

“Para-para party!”



Era sabato e io e Hitomi, mia inseparabile amica, non vedevamo l’ora di finire il nostro lavoro part time come promotrici di prodotti di bellezza per un negozio che aveva aperto da poco a Shibuya. Ma il pomeriggio passò in fretta e si era già fatta l’ora di cena, così ci mettemmo subito d’accordo per dove trovarci e sull’orario.
I miei genitori erano usciti con la mia sorellina a cena, quindi avevo già la cena pronta a base di ramen. Mangiai in fretta, nonostante il ramen fosse bollente, così ebbi il tempo di farmi una doccia e prepararmi dignitosamente per la festa. Ero elettrizzata all’idea di incontrare un sacco di gente. Ma il mio obiettivo rimaneva sempre quello di trovare il mio principe azzurro. Forse ci speravo troppo: ogni volta che uscivo, non trovavo mai nessuno che fosse all’altezza delle mie aspettative. Tutti stupidi, immaturi e volgari….sognavo il romanticismo, qualcosa che mi facesse battere il cuore come non mai.
Quella sera dovevo essere perfetta ad ogni costo, se volevo realizzare il mio sogno. Indossai l’abito azzurro che avevo comprato qualche giorno prima, le calze a rete rosse che riprendevano la fantasia della maglia, le mie zeppe bianche a stivale; pettinai i miei capelli cotonandoli per bene fino a formare una maestosa criniera, agghindando il mio sontuoso ciuffo con mollette a forma di stelle e fiori. Aggiunsi infine un cerchietto rosso con una fragola di lato. Mi mancarono solo le unghie che decisi di dipingerle di azzurro, aggiungendo qualche fiorellino bianco. Gli occhi erano contornati d'ombretto bianco e azzurro, definiti con la matita nera.
“Sono veramente perfetta come dicono?” mi chiesi guardandomi e rimirandomi allo specchio.
La mia figura esile e non troppo formosa, rinchiusa in quel vestitino mi piaceva molto. Mi immaginai di essere una vera principessa: l’abito iniziò a trasformarsi, divenendo sempre più ampio con tanto di strascico dietro. Sulla mia testa avevo una coroncina di diamanti e lo specchio era grandissimo, così da potermi ammirare nella sua immensità. Proprio in quel momento mi innamorai sempre di più della mia figura, anche se fiabesca.
“Se non sono perfetta per gli altri, sarò perfetta per me stessa….o forse non è così?” mi chiesi titubante, ma provai a sorridere allo specchio. Proprio in quel momento di grande dubbio la magia svanì, e tronai la Megumi di sempre.
Si erano fatte le 9 ed era ora di avviarsi alla metro. Presi la borsetta di stoffa bianca con fantasia di fiori delle Hawaii, uscii di casa chiudendo ripetutamente la porta a chiave, per esser certa che fosse chiusa.
Percorsi metà via di Shibuya e c’era ancora tanta gente: spesso e volentieri erano giovani che si trovavano anche solo per andare in sala giochi, ad un karaoke o a qualche concerto. Corsi giù per le scale della metrò, svoltai l’angolo e…andai disgraziatamente addosso ad un tizio con così tanta forza, che cademmo entrambi a terra.
“Oh accidenti! Che male!” esclamai riprendendo la borsa, e alzandomi da terra. Guardai per
un attimo se il tizio con cui mi ero imbattuta non si fosse fatto niente.
“Mi scusi sono desolata ! Tutto a posto?!” dissi , scusandomi ripetutamente e facendo diversi inchini in segno di scuse.
“Dannazione, la mia camicia….” Disse il tizio guardandosi la camicia e sbuffando. Notai una grossa macchia bagnata sulla sua camicia barocca, e retrogusto gotico. Lui si rialzò piano, riprendendo il cilindro e rimettendoselo in testa. Aveva dei capelli lunghissimi e anche quelli, purtroppo, bagnati dalla bevanda che stava sorseggiando fino a poco prima dell’impatto con la sottoscritta sventurata. Era una figura alta ed elegante, incuteva timore e il suo sguardo era cupo come la notte. Mi vennero i brividi e temetti il peggio. Quello era un ragazzo che molto probabilmente ascoltava rock o melodie gotichc-metal, mi avrebbe uccisa a suon di morsi, magari degustando il mio sangue, pensai. Oppure avrebbe compiuto qualche maleficio con una bambolina voodoo per vendicarsi degli sventurati che si sarebbero imbattuti in lui, continuai a pensare.
“Tu stai bene? Ti sei fatta male? ” chiese. La sua voce era così profonda che per un attimo mi sciolsi, quasi mi sorprese, ma cercai ugualmente di riprendermi e rispondere.
“No no! Chiedo scusa di nuovo.... sono stata una stupida, dovevo guardare avanti…”
“Già, forse! Ma il danno è fatto ormai … con permesso..” disse andandosene, salendo le scale della metro per dirigersi in chissà quale posto.
Rimasi di stucco, non mi aspettavo che un gotico non si arrabbiasse dopo un gesto maldestro da parte di una sconosciuta. Forse avevo troppi pregiudizi verso certe categorie di persone. Pensavo sempre che fossero dei predicatori del male e che pensassero solo a cose brutte, come la morte, la tristezza, la malinconia. Io invece ero il genere di persona a cui piaceva molto divertirsi, vivere la vita senza pensieri, ed essere la protagonista di tutte le storie. Ero una principessa che sognava la vita da favola tutta rosa e fiori, odiando il nero e ripudiando il male, la tristezza, la morte. Eppure il mondo non era affatto così, e continuavo a negarlo, come una bambina alle prese con i propri capricci.
Nel frattempo decisi di prendere il treno che stava quasi per partire, e dopo essermi seduta osservai il paesaggio di Tokyo notturna, illuminata dalle luci dei palazzi imponenti della città: quelli erano i momenti in cui rivedevo la mia vita, ricordavo quanto fosse bello e spensierato vivere. Come si poteva pensare alla malinconia, in giovane età? Così mi tornò in mente quel ragazzo, a quel genere di persone a dir la verità, non ci avevo mai fatto caso. Mi limitavo ad ignorarle, mentre le altre mie amiche le snobbavano, prendevano in giro per i loro vestiti assolutamente barocchi, che ricordavano le bambole di porcellana da collezione, i loro trucchi quasi inquietanti che facevano tornare in mente il conte Dracula o i film dell’orrore. Non erano assolutamente il tipo di persone che avrei voluto frequentare, ma la curiosità a volte era così grande che un giorno mi sarei voluta fermare e chiedere il perché del loro essere e vestire. Ero curiosa, non snobbatrice!
Arrivai dopo cinque minuti nella zona dove Hitomi mi stava aspettando.
“Hey Megumi! Sei pronta per la serata? Hanno detto che ci sono un sacco di bei ragazzi! Speriamo bene!” esclamò prendendomi per braccetto.
Arrivammo a destinazione, in una discoteca che aveva l’aspetto di una casa con muri neri e dentro era un mondo di cristalli e colori. Ero giunta al mio castello, dove si sarebbero tenute le danze per tutta la notte! Io e la mia amica, con tanta musica e colori...tutto così bello! Girammo nel grande salone della discoteca e ci prendemmo da bere. Non ricordo cosa presi, ma ero certa di quanto fosse buono, succoso e fresco. Mentre però giravamo con i cocktail in mano, un tizio che stava parlando con un suo amico e teneva in mano dei dischi si scontrò addosso a me. E il cocktail mi si rovesciò addosso …Sarà stata una vendetta del misterioso ragazzo della metropolitana?
“Oh cazzo!” esclamai guardandomi il vestito un po’ bagnato di cocktail.
“Scusa! Non volevo! Sono terribilmente imbarazzato!” esclamò il tizio mettendosi la mano sulla fronte per l’imbarazzo.
“No, non fa niente…almeno così posso dire di aver sfoggiato il vestito!” esclamai scocciata andandomene via con la mia amica, ma il ragazzo mi fermò afferrandomi il polso.
“Voglio farmi perdonare...” Disse guardandomi negli occhi. I suoi occhi erano lucenti e neri, il viso dai lineamenti delicati, pelle abbronzata, capelli rossi con qualche meches bianca che scendeva da un lungo ciuffo che copriva in parte il suo volto.
“Wow..” pensai. Il ragazzo aveva del fascino!
“Allora… potresti offrirmi da bere che ne dici?” Proposi, mentre vidi la mia amica che stava già colloquiando con l’altro ragazzo.
“Certo non ora, ma dopo ti offro un cocktail che non ti scorderai mai!”disse lui con un grande sorriso.
“Mmm…posso fidarmi? Vedremo…” dissi poco fiduciosa e facendo cenno a Hitomi di andarcene.
Ci sedemmo su delle poltrone bianche di pelle, comode a tal punto da rischiare di addormentarci.
Poi iniziò veramente la serata: era mezzanotte e la musica invadeva le nostre menti manovrando i nostri corpi. Peccato che ci fosse più gente seduta a fare quattro chiacchiere più che a ballare! Ad ogni modo i pensieri svanirono, e con loro ogni preoccupazione. Ero dall’altra parte del mondo, così pensai. Dopo due ore che stavamo ballando ad un tratto si sentì una canzone degli anni ’80, che adoravo particolarmente. Rimasi in pista a ballare come una pazza quella canzone: proprio in quel momento chiusi gli occhi, sognando ancora una volta di vestire il mio lunghissimo e ampio abito da principessa, ballando con il mio futuro principe azzurro che indossava una maschera. Poi riaprii gli occhi e ad un tratto mi voltai verso il posto del Dj, notando che alla console c’era proprio il tizio che mi aveva accidentalmente “bagnata”. Lui mi sorrise, muovendosi a ritmo di musica. Quasi rimasi ammaliata dal suo sorriso, così solare! Continuammo a guardarci per qualche eterno istante.
“E se fosse lui?” pensai, continuando a sognare ad occhi aperti. Così decisi di andare da lui, salendo sul cubo e avvicinandomi alla sua postazione.
“Io sto ancora aspettando il cocktail!!” ricordai al Dj. Lui continuava a sorridermi e guardarmi negli occhi. Potevo vederne la lucentezza.
“Non temere! Dopo te ne offro uno indimenticabile, promesso! Come ti chiami?”
“Megumi!”risposi, appoggiandomi al muretto della sua postazione da Dj.
“Megumi….bella ragazza, bel nome… sei bella!” disse.
“Non esageriamo!” dissi e nel frattempo finì la mia canzone preferita. Proprio mentre continuavamo a perderci l’uno nello sguardo dell’altra come per studiarci nel profondo dell’animo, prese il microfono e disse:
“Adesso dedico una canzone ad una ragazza, che giustamente pretende risarcimento danni!”. Infine mise una canzone bellissima. Era una canzone romantica, ma dal ritmo veloce e incalzante. Quel momento avrei voluto non finisse mai! Poi scese e il suo posto lo prese un altro suo collega. Si mise davanti a me e si inginocchiò. Allora era vero che era un principe?
“Mi concede questo ballo, Megumi?” disse. Non sapevo cosa fare, non sapevo come muovermi, il mio cervello in quel momento era andata in tilt in una situazione così imprevista. Così lasciai agire il mio cuore, sorridendo timidamente e arrossendo tantissimo per l’emozione. Sembrava di vivere un piccolo frammento d’un grande sogno.
“Sì!” dissi entusiasta. Lui si alzò, mi prese la mano e iniziammo a ballare lentamente. Qualche istante di silenzio, accompagnato dalle melodie della canzone, erano il contorno di una magia che si stava creando dal nulla.
“Spero che tu non te la sia presa troppo per l’incidente di prima…” disse il ragazzo con imbarazzo.
“Non più ora. Come ti chiami?” chiesi.
“Hizaki…” disse lui mentre accompagnava i miei passi dolcemente, tenendo una mano su un fianco e l’altra che sorreggeva la mia. Il suo profumo, che sentivo dal suo petto, era buonissimo e mi ricordava le fresche giornate estive. La sua chioma metà rossa e metà bianca sparata, abbinata a quel profumo , mi fece pensare a lui come una dolce fragola con la panna …. tutta da mangiare!
“Piacere di conoscerti …” dissi e intanto mi lasciai trasportare dalla canzone e dalla sua dolcezza in quella danza. Non era aggressivo come gli altri ragazzi, e non era troppo provocatore. Si mostrava timido, ma non imbarazzato. Continuava a guardarmi negli occhi, e in certi momenti mi sentivo così intimorita da quella dolcezza. Non sapevo come affrontarlo, non sapevo cosa fare. Avevo solo una miriade di farfalle nello stomaco.
La canzone finì, e ne iniziò un altra. Lui si allontanò da me, ma mi teneva ancora le mani. Le sue erano così calde e morbide… che magnifica sensazione!
“Grazie Megumi.” Disse e mi sorrise.
“Grazie a te…” dissi arrossendo al suo dolce sorriso e se ne tornò al suo posto di Dj. Io rimasi lì, come imbambolata, mentre tornò da me Hitomi, che mi svegliò dal sogno facendomi piombare alla realtà.
“Hey Megumi! Dai andiamo a bere qualcosa … poi ce ne dobbiamo andare che è già tardi!” esclamò e in effetti si erano già fatte le tre di notte. Per qualche istante mi diede fastidio che lei me lo ricordasse. Avrei voluto tanto che la serata non avesse avuto fine!
Bevemmo un cocktail e poi andammo a prendere un taxi.
“Dimmi un po’….” chiese incuriosita Hitomi. Rimasi per qualche istante in silenzio, cercando di ricordare il viso del ragazzo, ma soprattutto la sua dolcezza. Era così bello che avevo paura di dimenticarmene facilmente!
“Hizaki…” dissi.
“E...com’è?”chiese.
“Non saprei…” mi limitai a dire, guardandomi le mani perfettamente curate, fantasticando su Hizaki, il suo modo di fare garbato e dolce, il calore delle sue mani.
“Ti ha poi offerto da bere?” chiese lei interrompendo i miei pensieri.
“E' vero!! Uffa…” esclamai e scoppiammo entrambe a ridere. Non mi aveva offerto nulla da bere, ma di certo mi aveva regalato una splendida serata.
Arrivammo a casa di Hitomi, e dopo esserci preparate per andare a letto, ci mettemmo a dormire. Io non avevo sonno: il sorriso dolce di Hizaki mi aveva elettrizzata.
“Io… innamorata?” pensai, guardando fuori dalla finestra la luna alta nel cielo.
“No! Devo conoscerlo meglio. Ragiona, Megumi!” Dissi e poi mi voltai dalla parte della porta, sognando ancora il saluto del dolce, e chissà, principe Hizaki.

domenica 23 ottobre 2011

Cinderella Tokyo: intro "Una favola ...senza Principe!"




“Wow!!! Come sei graziosa!!!” esclamò Hitomi mentre ammirava come ero vestita.
Stavo provando un abito azzurro, aderente e un po’ corto a maniche corte, con fantasie floreali rosse e gialle. Le gambe vestivano un paio di calze a rete azzurre e ai piedi calzavo un paio di stivali bianchi con zeppa.
“Deciso! Lo compro!” esclamai, tornando in camerino per indossare di nuovo i miei abiti. Ero la classica ragazza alla moda, lampadata dai capelli lunghissimi e biondi ossigenati, scalati e cotonati sempre adornati con dei fiori che richiamavano le Hawaii. Ero una delle ragazze più alla moda del quartiere Shibuya, e ogni settimana portavo a casa almeno due o tre vestiti nuovi. Ero il terrore della carta di credito: Megumi Tanemura!
Uscii dal negozio con Hitomi, soddisfatta del mio acquisto. Si erano ormai fatta l’ora di cena, e dovevo rientrare. Così entrammo nel solito bar e, con la scusa di bere un succo di frutta, entrai nel bagno e mi struccai, dato che a casa era meglio essere in ordine e senza trucco. Era già tanto se i miei genitori mi accettavano con i capelli biondi ossigenati. Per loro era meglio se fossi rimasta con i capelli lisci, neri e senza forma, come li avevo in passato. Ma allora non conoscevo ancora il mondo nelle sue infinite sfaccettature! Il mondo è grande, e bello, perché è vario…ma, ahmiè, valli a capire i genitori! Ma alla fine non ero un totale disastro di figlia: a scuola prendevo il massimo dei voti, la disciplina non mi mancava, e avevo molte amiche e ammiratori. Ma anche ammiratrici, che volevano essere come me, il modello numero uno di Shibuya!
“Ma che bello che è il trucco che ti sei fatta, stai così bene! Il bianco ti dona! Risalta la tua splendida pelle abbronzata!” diceva una delle mie “fans”.
E un'altra: “Oh ma come è grazioso quel vestito! Dove l’hai comprato? L’ho cercato ovunque!”.
E un'altra ancora: “Non hai mai pensato di fare la modella?”.
“Vorrei essere come te.” Disse un'altra che , poverina, aveva qualche chilo di troppo e i capelli senza forma biondi con meches arancioni. Portava lo stesso abitini succinti, nonostante il grasso le fuoriuscisse dalle magliette. Si chiamava Meiko, ed era molto brava anche a lei a scuola. Ci trovavamo ogni tanto per i compiti, chiarimenti, ma nulla di che, ed ogni volta mi guardava quando arrivavo, squadrandomi dall’alto al basso e sorridendo con occhi lucenti, come se avesse appena visto un tesoro. Mi lodava dicendomi:
“come vorrei essere come te.”.
“Già…peccato che se fossi così speciale come tutti voi dite….perchè non ho qualcuno che mi apprezzi ogni giorno? Che mi dica quanto sono bella, ogni giorno….da avere ogni giorno, accanto al mio cuore.” Pensavo sempre.
Era un mondo magnifico, colorato, perfetto. Avevo i soldi, una famiglia che mi voleva bene ,andavo bene a scuola e le amiche non si stancavano mai di chiamarmi a qualche festa, shopping o karaoke.
Ero una principessa, in confronto ad altre ragazze. Mi sentivo così bella e lodata che mi sentivo al centro di tutto, una piccola principessa su un trono di cristallo. Eppure nonostante tutto sentivo che mi mancava qualcosa…che cos’era? Il cellulare lo avevo, i trucchi più belli del mondo li possedevo, i vestiti all’ultima moda non potevano mancare nel mio armadio….cosa mi mancava? Cos’era che dovevo cercare?
Ogni volta che percorrevo le strade di Shibuya e la piazza Harajuku, intravedevo almeno tre o quattro coppie di fidanzati … felici, spensierati. Come me? No. La luce che emettevano dai loro sguardi, il calore dei loro abbracci, scambiati con timidezza….no. Non ero felice come loro.
“Ho veramente tutto?” mi chiedevo.
Erano coppie di donne e uomini che si scambiavano dolci coccole….e io? Non avevo nessuno. Al mio fianco, sul trono di cristallo, mancava il mio pincipe. Ecco cosa cercavo: la felicità completa incarnata in un principe azzurro!
Avevo qualche ammiratore, ma nessuno di loro era al livello del principe dei miei sogni. Erano tutti in fila, a corteggiarmi con regalini e frasi fatte, ma nessuno mi conquistava! Volevo qualcuno che colpisse, che raccogliesse per me le stelle cadenti, che realizzasse ogni mio desiderio. Ah! Che eterna sognatrice che ero! Oltre allo shopping una cosa importante a cui non avrei mai rinunciato era sognare ad occhi aperti!
Fu così che iniziò il mio nuovo obiettivo verso la perfezione di me stessa e colmare il vuoto che era in me. La ricerca della mia anima gemella, la mia dolce metà, colui che sarebbe corso al mio castello pur di avermi: il mio principe azzurro.

C.T : tua amata sorella!

Post-it, post-it. Ho bisogno di riflettere il tuo cuore nel mio per poterti creare a dovere. L'ispirazione non è facile, e il tempo è così poco. Ma nel frattempo, oltre a te, penso all'altra mia meravigliosa creatura. Lei è già nata da tempo sai? Sì, è tanto che lei è nata. Così ho deciso che, oltre a te figlia mia, mostrerò al mondo intero tua sorella. Un altra creatura sognante, che fa sognare. Ogni volta che la guardo mi fa sognare, come te. Ma tu ora resta al tuo posto e attendi. Non avere paura, non ti abbandonerò, te lo promisi quel giorno...ricordi? Non potrei mai abbandonare, un sogno così grande come sei tu. Resta a guardarla, così che tu possa imparare a camminare. Così che tu possa, un futuro, spiccare il volo.

sabato 22 ottobre 2011

Un post-it per Momo

Quando Momo pensa che ci vorrebbe un post-it per ogni cosa.....beh è proprio vero! Lei invidia la protagonista di Post-it, perchè almeno c'è qualcuno che le rifila qualche foglietto giallo, appiccicandolo con molta faccia tosta sull'agenda, facendole capire quanto i numeri siano importanti. Momo avrebbe bisogno di post-it per ricordarsi di tutti gli impegni che ha, o di un agenda con pagine che non finiscono mai! Spazi da riempire, numeri da scrivere, titoli di appuntamenti....tanti, troppi impegni. Momo impazzisce ultimamente: scrivere, correre, suonare, e tanto altro. Sono la sua linfa vitale per far sì che Wonderland non si distrugga. Ma ogni tanto si scorda di qualche mattoncino, e così lo perde per strada. Un post-it non sarebbe così scontato. Per questo Momo mette un post-it quì, in questo blog: per ricordarsi di Wonderland, della sua creatura che sta partorendo, per non lasciarla sola al suo stadio prematuro:
"Ricordati di me, io sono quì che ti attendo, madre. Ricorda che mi mancano le gambe, per camminare. Ricordati di Wonderland, che stai costruendo, e che con me fai crescere."
"Destiny" mi sta tenendo occupata sull'altro mondo "Ci sono più cose in cielo e in terra"...ma non temere, perchè presto ritornerò da te.

venerdì 14 ottobre 2011

La solitudine secondo Momo

Io sono sola. Ma non lo sono. No, non sto impazzendo.
Sono sola perchè compio scelte. Ma non lo sono perchè ho degli amici. Molti hanno paura della solitudine: io invece cerco di farmela amica, perchè in fondo quando si compiono scelte si decide sempre da soli, secondo la propria logica e istinto.
Per questo sono sola, ma ho amici.
Quella ragazza invece, A., lei è sempre stata sola. Ha compiuto scelte, affrontato sfide...ed era sola, anche nel cuore. Poi ci siamo incontrate e....non era più sola. Ma una scelta più grande di lei forse la fatta scappare, facendola tornare sulla vecchia strada tortuosa della solitudine più arida.
Questa è la solitudine secondo me: un campo verde, immenso, dove solo io compio i miei passi, ma senza scordarmi di salutare chi mi cerca.

giovedì 13 ottobre 2011

"38"

"Accidenti...è salita a 38...", pensai. La febbre era salita, ed era pure da tempo che non mi veniva. Continuava a piovere. Non aveva alcuna intenzione di cessare.
"Non mi resta altro che bere un thè caldo, e dormire..." pensai, alzandomi lentamente con i dolori in tutto il corpo.
Preparai un recipiente di acqua e la misi a scaldare, immersa nei miei pensieri. La testa mi batteva così forte, e avevo un caldo terribile. I brividi non volevano fermarsi, percorrendo tutto il corpo avvolto in un panno verde smeraldo. Lo stesso verde, che sicuramente adorava Keiko.
"Keiko...chissà cosa starai facendo oggi..." pensai. Quando l'acqua fu pronta, la versai in una grande tazza su cui era disegnato un tulipano. Adoravo i tulipani, erano i miei fiori preferiti, soprattutto quelli dalle sfumature arancioni.
Mi sedetti sulla poltrona rossa, unica amica e testimone dei miei sentimenti, nel silenzio accompagnato dal rumore della pioggia.
"Mah..." pensai, sorseggiando il thè bollente al punto da scottarmi le labbra.
Ad un tratto suonò il campanello d'ingresso.
"Eh?! Chi può essere?!" pensai. Appoggiai il thè caldo sul tavolino e andai a vedere chi fosse.
"Chi è?" chiesi.
"Sono io, Yu." rispose il tizio alla porta.
"Chissà cosa vorrà?" pensai, mentre aprii la porta. Misalutò con un grande sorriso, ma la sua espressione mutò di colpo quando mi vide avvolta nel panno.
"Cos'hai? La febbre?!" chiese lui appoggiandomi la sua grande mano sulla mia fronte.
"Eh sì...no ti conviene tanto starmi accanto..."replicai.
"Non ti preoccupare, non sono così deboluccio come te!" esclamò ed entrò in casa.
"Dimmi, hai bisogno di qualche libro?"
"A dire il vero volevo solo dirti una cosa..."disse, guardandomi serio.
"Mi preoccupi, sai?!"
"Non devi...e poi sono io che sono preoccupato per te..."disse lui. Mi guardava con un intensità tale da farmi venire i brividi...già quelli che avevo non erano abbastanza!
"Quindi? Di cosa si tratta?" chiesi. Lui mi sorrise.
"Perchè non esci più? Non ti vedo più uscire...fai ancora il doposcuola? Il violino? E stai ancora frequentando o stai marcendo quì in casa?"
"Ma a te che cosa diamine ti importa?!" chiesi perplessa.
"Mi importa. E poi sarà anche per quello che ti è venuta la febbre! Ti trascuri..."
"Ma stai zitto! Sei venuto solo per farmi della predica?! Forse non lo sai, ma la secchiona che tu conosci ormai preferisce starsene per conto proprio. Devo scrivere, ed è il momento di mettermi in gioco solo du quello." esclamai scocciata, e lui scosse la testa in segno di disappunto.
"Non è così che si vive. Te l'ho sempre detto che un pazzo accanto a te ci vorrebbe."
"Beh uno ce l'ho, è davanti a me...Però con questo che cosa vuoi dire?! Non ci arrivo...sarà la febbre!" esclamai mettendomi una mano sulla fronte. Iniziavo a sentire la testa battere sempre più forte. Chiusi per qualche istante gli occhi, e sentii qualcosa: un nuovo calore, una morsa di due braccia che mi avvolgevano e scaldavano più di quello stesso panno.
"Ma...cosa..." mi chiesi. Riaprii gli occhi e mi accorsi solo allora che Yu mi stava abbracciando.
"Era da tempo che...volevo sapere se eri di ghiaccio...solo ora ho capito che non lo sei." disse, e si allontanò da me.
"Che...che intenzioni hai?" chiesi sconvolta da quelle parole.
"Lo capirai molto presto. Ora devo andare, scusami...." disse lui e se ne andò fuori di casa.
"Non capisco...non capisco più niente..." dissi. e riafferrai la ciotola di thè ormai divenuto freddo. Il mio riflesso stava annegando nell'arancio del thè. E io annegai i miei pensieri sorseggiandolo.
"Quindi lui.....prova qualcosa per me?! Ma da quanto?!" pensai. No, non era lui ciò che volevo. Quella confessione, detta così...non era la stessa magia del bacio di Keiko.
Poi mi illuminai, tra un sorso e l'altro: era da tempo che me lo chiedevo, e non avevo mai ottenuto risposta.
"E se il responsabile dei post-it che mi piazza sull'agenda si stesse mostrando a me? E se fosse ...lui?"pensai. Proprio in quel momento decisi di prepararmi un altra tazza di thè bollente, pur di scaldare il mio sangue gelato dai miei sospetti.

martedì 11 ottobre 2011

Brividi

Quel giorno me ne stetti tutto il tempo a casa. Mi svegliai con solo il ricordo di Keiko, la torta caduta, e quel bacio inaspettato. In ogni caso una cosa dovevo fare: scrivere. Scrivere la storia, rivedere quel romanzo che pensavo ormai da buttare nel cestino. Con poco avevo ripreso a scrivere, avevo riottenuto lo spirito per dar vita a qualcosa di nuovo. Forse bastava un incontro improvvisato? Forse mi era davvero bastato così poco per avere il sorriso sulle labbra? Eppure era tutto così bello e veloce. Per quello che decisi che dovevo vedermi con Keiko sabato: sarebbe stata una serata intima, sole io e lei a cena fuori. Due donne che dovevano chiarire una situazione inspiegabilmente imprevista.
"Dai, avanti! Scrivi!" pensai, armeggiandomi di penna e fogli scarabocchiati. Mi cimentai ore ed ore su quei fogli, un insieme di caratteri neri che parlavano del mio sogno....o realtà? Non sapevo più
cosa fosse la realtà: ero talmente chiusa in un mondo tutto mio che non sapevo più distinguere il reale dal falso. Forse era un periodo...o forse lo volevo io. Desideravo rinchiudermi in quella barriera così fragile e falsa, ma almeno che mi rendenva felice, piuttosto che cedere il mio cuore alla realtà e convivere con persone a cui non importava più della mia vita. Ero prigioniera di una cella di cristallo, fatta apposta per me. Creata da me stessa. E stavo pensando di buttarne via le chiavi.
Scrissi, tirai righe, riscrivevo ancora, correggevo: poche azioni e stavo svegliandomi da un coma profondo. Era un risveglio che sarebbe stato in solitudine, ma almeno era già una luce lungo un tunnel che semrbava non finisse mai. Aggiunsi parole, tolsi errori e continuai per tutto un giorno. Mangiai giusto la torta che era rimasta. Riuscii a finirla tutta, e arrivai alla sera che avevo lo stomaco sotto sopra. Ma almeno ero soddisfatta del risultato raggiunto nel romanzo.
"Per il momento dovrebbe andare...." pensai. POi sentii una strana fitta allo stomaco,che mi fece andare di corsa al bagno. Vomitai tutta la torta che avevo ingerito quel giorno. Stavo malissimo, e mi iniziò a girare forte la testa.
"Accidenti... forse ho esagerato..." pensai e mi misi per qualche istante sdraiata sul letto, dopo essermi sciacquata la bocca.
Lo stomaco era tutto sotto sopra e chiedeva pietà.Così pensai bene di andarmi a fare un buon thè caldo.
Mentre l'acqua bolliva però sentii il cellulare suonare. Era arrivato un messaggio.
"Uff! Proprio adesso?" pensai scocciata. POi guardai sul display, e con grande piacere il mio cuore iniziò a battere forte:
"Ciao, come stai?"
Era Keiko. Risposi, dicendole che stavo prendendo un thè caldo e che non stavo molto bene. Attesi, mentre mi servii il thè bollente e sedendomi sulla poltrona. Perqualche istante solo il rumore della pioggia accompagnava i miei pensieri, tutti riguardanti lei.
Finalmente un altro bip del cellulare interruppe i miei viaggi mentali:
"Mi dispiace...spero passi presto. Sabato dobbiamo vederci...ricordatelo. Non vedo l'ora..." disse.
Tu-tum! Il mio cuore stava esplodendo, ansioso che arrivasse il fatidico giorno. Non riuscii a risponderle: tremavo, non sapevo che dire, potevo solo gustarmi in silenzio il thè. Ma silenziosa pensavo a lei, e continuavo lo stesso a tremare.
"No...non sto bene." pensai. Decisi di dirigermi a letto, nonostante fossero solo le nove e trenta della sera. Eppure avevo i brividi, stavo sempre più male e la testa non cessava di girarmi.
"E' così...quando si rimane folgorati dall'amore?" pensai. Chiusi gli occhi di colpo, quasi non me ne accorsi. Caldo, freddo, caldo e ancora freddo. E infine caddi tra le braccia di Morfeo.

sabato 8 ottobre 2011

I pensieri fugaci di Momo

Pensieri, pensieri e ancora pensieri. Filamenti di una mente dispersa nel mondo dei sogni. Qualcuno l'avverte che si rischia di inciampare nel vuoto della delusione. Ma lei non teme il pozzo nero, perchè proprio da lì ha reso possibile ciò che era impossibile...credendoci. Arma complessa di Momo. Pensieri, pensieri e ancora altri pensieri sfuggono al controllo della fanciulla. E a causa di questi la creatura "Post-it" continuerà a crescere lunedì, o domenica sera.
Il tempo non basta mai, e nemmeno i pensieri non sono mai abbastanza.
"Nanako come vivrà la sua nuova avventura? Si è accesa come una torcia umana nell'oscurità!" pensa Momo, tenendo tra le dita la piuma bianca candida come quelle degli angeli.
Sognerà ad occhi aperti Momo...questo è certo. Sognerà la vita di Nanako, ma baderà bene a sognare anche la sua. Perchè se non ci fosse la sua vita, in Wonderland....non sarebbe più la stessa!

giovedì 6 ottobre 2011

Brusco risveglio

Così, all'improvviso. Era accaduto tutto così, di colpo. Un incontro per caso, un invito per una persona da poco conosciuta, un pezzo di torta....e infine un bacio. Un vortice di piccoli eventi che si abbatterono su di me come un peso enorme. E mi lasciai schiacciare da quella bestia così strana. In fondo era il mio sogno, o almeno...era solo un assaggio.
Keiko si staccò dalle mie labbra. E mi guardò sconvolta.
"Ti...ti chiedo scusa." disse, per poi prendere la giacca e correre via. Mi lasciò lì, così. Immobile e incantata ancora da quella nuvola rosa che si era creata nella mia stanza. Sentii sbattere la porta, e i suoi passi allontanarsi sempre di più.
Non c'era più. Era davvero come un sogno: svanito nel nulla.
"Per...perchè?" mi chiesi, stordita. Perchè era fuggita? Era forse spaventata da ciò che aveva fatto? In fondo era un bacio, nulla di più. Lei aveva ottenuto ciò che voleva....e pure io, anche se inaspettatamente.
"E adesso? Dovrei seguirla....lei è..." pensai. Lei era il mio sogno. E l'avevo lasciato andare così. Lei era ciò che di colpo, come una scossa, mi rimise a controllare subito il manoscritto.
"Ora ho capito cosa intendeva la professoressa Mauura!" esclamai. Riuscivo a vedere più chiaramente gli errori, le vicende poco approfondite, la magia che mancava.
Era solo questione di stendere le idee su carta...non prima però di aver pulito per terra in soggiorno, dato che c'era ancora la torta a terra! Pulii in fretta e furia e ritornai davanti alla scrivania.
Buttai giù nuove idee, cancellai e scrissi nuovi stralci di testo senza sosta fino alle due del mattino. Poi i miei occhi iniziarono a chiudersi e bruciare un po'.
Forse è il caso di dormire....e domani si continua! Forse....forse è il momento per questo libro..." pensai.
Mi misi a letto, ma non riuscivo a levarmi dalla testa la voglia di rivivere il sogno. Keiko mi aveva baciata....ma era vero?
"Keiko...perchè l'hai fatto?" pensai. Tutte le cose che mi aveva detto, il bacio...mi fece perun istante girare la testa. Poi mi arrivò un messaggio:
"Auguri di buon compleanno....scusa per il ritardo. Papà."
Mio padre mi aveva fatto gli auguri. Ma non mi fece nè caldo, nè freddo. Mentre il sapore del bacio che tenevo ancora sulla mia bocca mi fece venire i brividi di piacere.
"Keiko...perchè?" mi chiesi di nuovo, rivolgendo lo sguardo verso il soffitto. Niente, nessuna risposta dalla mia coscienza. Solo il vuoto nella mia testa. Poi arrivò un altro messaggio:
"A questo punto potrebbe essere Sakura..." pensai, dato che il messaggio di mio padre arrivò così in ritardo. Invece dovetti ricredermi:
"Perdonami....e ancora buon compleanno. Buona notte, e a presto.". Era Keiko.
A quel punto strinsi forte sul petto il cellulare, sognando ancora quel bacio così impetuoso.
"Keiko....devo rivederti. Devo capire molte cose, e...devo ringraziarti." pensai, e così scrissi. Dovevo assolutamente rivederla, così con la scusa che si era dimenticata la tuta, la convinsi a trovarci anche il sabato sera.
Sembrava che tutto stesse succedendo con molta tranquillità e scioltezza. Non vedevo l'ora che arrivasse sabato sera per vederla e capire molto di più di me e di lei.
"Domani devo asolutamente continuare a pensare a lei...no! No! Volevo dire...devo pensare a scrivere!!" pensai cercando di chiudere gli occhi e dormire.
Ero troppo euforica, di colpo avevo ripreso vita. Nonostante il brusco ritorno alla realtà, di colpo avevo ripreso a sognare, come quella notte.

mercoledì 5 ottobre 2011

Desiderio espresso

Aprii la porta: era lei, Keiko, in Jeans blu scuro a sigaretta, giacca di pelle e un paio di sneakers. I Capelli erano raccolti in uno chignon ben curato, e un segno nero risaltava la brillantezza dei suoi occhi.
"Buona sera!" esclamò lei, col sorriso. Era bellissima, bellissima!
"Salve....prego, accomodati." dissi e feci entrare l'ospite. Lei si guardò intorno e nel frattempo si tolse la giacca.
"Ma...è quì la tua festa? O ti dovevi preparare per uscire e vai da qualche parte?" chiese lei voltandosi verso di me. In quel momento mi si riaprì leggermente la ferita che la solitudine mi aveva lasciata.
"No...non c'è nessuna festa...ma c'è una torta di là! In frigo!" dissi e mi fiondai nella cucina. Mi stavano per fuoriuscire i lacrimoni ma riuscii a trattenermi, dopo aver ficcato la testa nel frigorifero e aver tirato fuori la splendida torta panna e fragole.
La appoggiai sul tavolo, e Keiko rimase sbalordita.
"Accidenti! Sembra buona!" esclamò lei.
"Però è tanta...per due poi..." dissi io.
"Sì...in effetti....intanto ne mangio però una fetta!" disse Keiko.
"Certo serviti pure!"
"Oh no! devi tagliare tu, sei la festeggiata..." disse lei. A quel punto presi un coltello e puntai sulla parte da tagliare.
"Va bene così?" chiesi. Keiko si mise a guardare la fetta e poi afferrò la mia mano con delicatezza per spostarla sulla zona che desiderava tagliare.
"Così!" disse e spinse verso il basso. La sua presa e il suo calore....tutto l'insieme era così delicato ma allo stesso tempo deciso, ed ero rapita da quella sensazione. Che stupida! Si trattava solo di tagliare una torta!
"Ecco a te!" dissi e servii su un piattino di plastica la fetta.
"Ti ringrazio." disse lei col sorriso. Me ne tagliai una fetta anche io e ci dirigemmo in sala.
"Siediti pure lì, su quella poltrona! Mi dispiace che non ho un divano...." dissi.
"Non ti preoccupare, va benissimo così!" disse poi assaggiò un pezzo della torta. Pareva in estasi, come se stesse per avere un orgasmo.
"E' buonissima...." disse lei sorridendo. Notai che aveva un po' di panna montata sul lato destro della bocca.
"Ehm...hai un po' di panna..." dissi io, prendendo un tovagliolo.
"Oh! Ti ringrazio!" disse lei. Mi misi a togliere la parte di panna, e nel frattempo colsi l'occasione per ammirare il suo viso da vicino. Come era bella Keiko quella sera!
"Allora festeggi da sola? Come mai?" chiese. Ancora la ferita non voleva rimarginarsi. In realtà non me ne facevo una ragione, nonostante mi fossi rassegnata all'idea di rimanere sola.
"Semplice....non ho nessuno."
"Come nessuno!? I tuoi genitori? Ti avranno fatto gli auguri..."
"No...nessuno... solo tu. Infatti non capisco come tu sia quì, nonostante io sia conciata in questo modo e con un enorme torta da divorare da sola..." dissi. Lei mi osservò perplessa. Poi sorrise e appoggiò la torta.
"Nanako... non sei sola. Con tutte le qualità che hai, come puoi dire di esserlo? Forse ci sono scelte che compi e ti portano ad allontanarti dalle persone ma...non sei sola..."
"Sì, che lo sono! Lo sono sempre stata, solo che me ne rendo conto ora che ho 25 anni e non ho nessuno che mi voglia per quella che sono...a parte..." dissi, ma poi mi fermai. Pensavo allo sconosciuto che mi appiccicava sempre di nascosto i post-it. Ma alla fine poteva essere solo un pazzo. Io non volevo un pazzo. Volevo una persona che mi dimostrasse quanto valessi per lei, quanto fosse importante la mia esistenza, per così esser certa di esistere.
"Nanako..." disse lei, guardandomi negli occhi. In quel momento mi parve di vedere uno specchio, su cui riflettevano i miei occhi lucidi e colmi di lacrime.
"Sc-scusami..." dissi io e scoppiai in lacrime, facendo cadere il piatto con la meravigliosa torta panna e fragole. Piangevo. Le lacrime cadevano veloci e caldi, mentre due braccia mi avvolgevano in un delicato abbraccio.
"Perchè scusarsi? Hai solo paura...paura che i tuoi 25 anni finiscano come la torta che è appena caduta..." disse. Continuavo a piangere, piansi così forte, come una bambina. In quel momento sentii quanto mi mancava mia madre, quanto mi mancava una cosa: una persona da amare. Forse era quello di cui avevo più bisogno, ciò che mi avrebbe fatta rinascere. Ma non era in un uomo....era in una donna. Quel sogno che feci, e da cui avevo tratto il libro, era solo la conferma dei miei desideri.
"Nanako...io sono sola da molti più anni di te, sai?" disse lei. A quel punto interruppi di colpo i miei singhiozzi.
"T-tu? Come?! Perchè?!" chiesi. Lei continuava a fissarmi col suo sguardo nero e lucido. Potevo leggere dentro il pozzo dei suoi pensieri, nelle profondità del suo cuore.
"Avevo 20 anni....avevo amici, mi sposai...ma .." disse, accarezzandomi il viso. Mi asciugò col palmo della sua mano. Mi salì uno strano desiderio, mi sembrava di rivivere quel sogno.
"..in seguito divorziai, e gli amici mi abbandonarono. Sai perchè?" chiese.
"No..."
"Perchè non avevano i miei stessi sogni. Presi una strada che era totalmente dedicata a me stessa, all'attività fisica, alla libertà. Così mi sono realizzata. Anche se è da un po' di tempo che penso...che non mi dispiacerebbe riavere accanto a me qualcuno. In ogni modo, io inseguo sempre un sogno, anche col rischio di vagare da sola. Ma almeno sò che è la mia felicità." disse lei continuando ad accarezzarmi il volto. Eravamo vicine...troppo vicine.
"E....chi vorresti accanto?" chiesi tremando. I brividi di pianto si facevano sentire.
"Sono sincera, è da qualche settimana che vedo questa persona così....intraprendente....che studia, che fa attività fisica, che scrive....che piange da sola in bagno..." disse lei sorridendo. Proprio l'ultima parte mi fece capire di chi stesse parlando.
"No...non può essere..."Dissi. E dopo qualche istante di eterno silenzio....un bacio ci congiunse. Era come nel sogno, stavo rivivendo ciò che avevo desiderato nel mio inconscio. E non avrei mai detto che potesse esser così bello. Lei mi piaceva, anche se da poco ma....era bellissima, come lo era la donna del sogno. Poco tempo, pochi incontri... ma era lei, la donna del sogno. Era come un colpo di fulmine, tanto sognato e mai avuto. In fondo era il mio compleanno: avevo espresso un desiderio nascosto.

martedì 4 ottobre 2011

Nanako attenderà fino a domani. Ahimè gli impegni di Momo sono stati alquanto tanti, e il tempo per narrarvi Post-it è poco per oggi. Domani vi attenderà un bel proseguimento del compleanno di Nanako ;)) promesso....parola di Momo!

lunedì 3 ottobre 2011

Post-it "8"

"Otto: il giorno in cui sei nata tu, piccola luce....". Ebbene sì, era l'otto di ottobre. E mi ritrovai l'ennesimo post-it, appiccicato con molta cura, nella pagina della mia agenda che segnava quel giorno : l'otto di ottobre. "Ma dai?! Non lo sapevo!" pensai ridendo acida nella mia stanza. Non avevo ancora capito di chi si trattasse, nonostante avessi aspettato e provato a pensare a varie persone presenti in biblioteca di lunedì. Niente, nulla da fare. Mi guardavo intorno, magari delle persone sospette, qualcuno che mi spiasse o mi stesse più vicino del dovuto....niente, niente e ancora niente! "In ogni caso....è stato l'unico a ricordarsi di me...." pensai infine con tristezza. Era vero: nessuno mi aveva fatto gli auguri: i miei vecchi amici, i miei compagni di facoltà....ah...era anche vero che non avevo più amici o compagni! L'unico che poteva farmi gli auguri era la persona che ancora era già un miracolo se si ricordava di me: mio padre. Ma nulla. Attesi, come un cagnolino che aspettava il biscotto dal padrone, inutilmente. Non mi chiamò, non mi venne nemmeno a trovare. E così rimasi sola in casa, con la pioggia, a guardarmi la televisione sulla mia poltrona rossa. Lei era l'unica a trasmettermi un minimo di calore, un po' di affetto in tutta la sua morbidezza. Feci zapping per un po' fino a quando non trovai un canale di cucina. Vidi una ragazza sorridente che mostrava i vari ingredienti per una torta di fragole e panna. Adoravo le fragole e la panna: erano l'abbinamento più buono che potesse esistere sulla faccia della Terra. Forse l'unica cosa che in quel momento avrebbe cancellato un po' della mia tristezza. Non a caso la tizia in tv disse che quella torta era perfetta per una festa di compleanno. "Di certo non la mia festa..." dissi con amarezza. Ma nonostante tutto, più guardavo la torta, più mi veniva voglia di mangiarla. Così decisi: mi vestii, presi l'ombrello e la borsetta ed uscii. Almeno in quella uggiosa giornata di pioggia volevo realizzare un desiderio di quel momento, cioè accontentare il mio stomaco degustando un pezzetto di torta con panna e fragole. Camminai con l'ombrello rosso sotto la pioggia fortissima. Camminai per un quarto d'ora per poi giungere finalmente alla pasticceria più vicina. Aveva sempre splendide torte, pasticcini e faceva persino caffè e cappuccini. Il posto si chiamava "Choco Fantasy". Era spazioso, con fantasie bianche e nere sulle pareti, arredamenti completamente in bianco o nero. Quel giorno non non c'era nessuno a prendere una delle loro torte. "Buona sera." disse salutandomi con un grande sorriso la commessa. Quanto era carina la commessa: si chiamava Kaori e capelli lunghi e neri, sempre pettinati con due lunghe code che cadevano morbidi come boccoli giganti sulle spalle; occhi castano scuro truccati con una linea nera di matita, e le labbra piccole e rosa. Aveva una voce dolcissima che metteva il buon umore anche a chi non ne aveva. Quel giorno, che era il mio compleanno, ne avevo proprio bisogno. "Buona sera...volevo chiederti se avete della torta panna e fragole..." "Sì certo! Dovremmo avere ancora qualcosa...aspetta che dò un occhiata." disse lei e andò nella grande vetrata dei freezer. Una canzone di sotto fondo allietò quel silenzio e l'attesa per pochi istanti. Era Ayumi Hamasaki, una cantante molto famosa che adoravo sin dalle prime canzoni. Kaori arrivò con una grande torta panna e fragole, bastava almeno per cinque persone. "Mi scusi non ne può tagliare solo una fetta?" chiesi. Lei mi guardò sorpresa. "Noi le vendiamo intere, mi dispiace....non è per un compleanno?" ribadì lei col sorriso. "Sì...il mio compleanno....ma...io..." dissi e stranamente mi sentii soffocare da quella domanda. Era il mio compleanno, una festa solitaria dove avrei mangiato una torta buonissima facendomi gli auguri da sola. Che cosa triste, opprimente. "Quindi è per il tuo compleanno! Li compi oggi?" chiese lei, appoggiando la torta. "Sì...ne compio 25..." "Auguri! In ogni caso, purtroppo, te la devo dare così come è, non possiamo fare altri prezzi. Ordini del capo, mi dispiace." disse lei con dispiacere. "Non fa nulla, la offrirò ai vicini." dissi. Lei mi sorrise e fece il conto e pagai. "Allora ti auguro un buon compleanno e buona giornata!" esclamò lei col sorriso. "Ti ringrazio...a presto!" risposi e me ne andai. Aprii ancora il mio ombrello rosso, difedendo con tutta me stessa la preziosa torta enorme che non aspettava altro che essere mangiata. Quando arrivai, appoggiai la torta in cucina e poi corsi a vedere se c'era una qualche chiamata al telefono. C'era un messaggio: "Buona sera Nanako! Cosa fai di bello? Non sei a correre come la settimana scorsa? Quando ci vediamo per il famoso caffè?" Era Keiko. Tu-tum! Tu-tum! "Accidenti a me! Me ne ero completamente dimenticata!" esclamai. In quel momento mi prese il panico, dato che erano ben due settimane che dovevamo vederci. In ogni caso le risposi: "Ciao! Nulla di chè, ho preso una torta per il mio compleanno. Domani mattina ci vediamo se vuoi..." Attesi una risposta e pensai nel frattempo di tagliarmi un pezzetto di torta per poi metterla in frigo. Appena prima di poter assaggiarne una forchettata, mi arrivò una risposta: "Compleanno? Auguri! Allora a che ora ci vediamo?" Ci pensai a lungo: si erano fatte le nove e trenta di una sera piovosa e solitaria. Che compleanno triste, con tutta la torta da finire da sola! Poi mi venne un idea: "Ti faccio una proposta: e se ci vedessimo stasera a casa mia? Ti spiego più o meno dove abito..". Inviai il messaggio e attesi un po'. Si erano fatte le nove e cinquantacinque, e ancora non aveva risposto. "Secondo me non viene...." pensai. In quel momento pensai che nemmeno una mosca mi sarebbe girata intorno. Sola, sola e sola, ma un unico mistero mi girava intorno e si ricordava di me: qualcuno che mi scriveva dei post-it, con pensieri bellissimi...ma chi era?! Poco dopo il cellulare suonò: mi stava chiamando qualcuno. Forse era lei? Il mio cuore di colpo si mise a battere forte. Il numero non appariva sul display. "Pronto?" "Buon compleanno Nanako..." disse una voce sussurrando. "Chi...chi parla?" chiesi. Non rispose nessuno, e poco dopo cadde la linea. Rimasi a guardare il cellulare con aria perplessa. "Mah..." pensai. Riappoggiai il telefono sul comodino, ma dopo poco risquillò. Non guardai nemmeno chi fosse: "Pronto? Si può sapere chi è?" "Ciao Nanako sono io, Keiko..." "Ke-Keiko? Ah...ehm...ciao!" replicai con sorpresa. "Ciao, volevo chiederti se era ancora valida la tua offerta...dimmi dove abiti che ti raggiungo." disse lei. Tu-tum! Tu-tum! "Sì! Ti spiego bene....ma è facile, mi troverai subito!" dissi. Le spiegai più o meno dove abitavo, e nel frattempo non potevo credere di avere una visita a casa mia. "Capito! Bene, direi che vengo a farti visita...prepara un pezzo di torta, che mi farò una bella camminata e avrò una gran fame!" esclamò lei. In quel momento risi. Era da tempo che non ridevo così spontaneamente. E lei era riuscita con poco a farmi ridisegnare un sorriso. "A fra poco, ti aspetto." dissi. Chiusi la telefonata e pensai di attendere ma....tutto il disordine che avevo in stanza?! Dovevo assolutamente sbattere via tutte le scartoffie della mia scrivania e i vestiti piegarli in una maniera decente. Non c'era tempo da perdere! "Che cosa mi tocca fare per il mio compleanno e per di più a quest'ora?!" esclamai. In effetti si erano fatte le dieci, ma non mi diedi pe vinta. Così mi misi a preparare il mio piccolo appartamento alla velocità della luce sbattendo via un po' dove capitava le cose. Din-Don! "Ah! Già arrivata?!" pensai. Tu-tum! Tu-tum! Finalmente il mio compleanno era solo agli inizi. E il mio cuore iniziò ad ingranare grazie a qualche nuova emozione.

Sorriso riflesso

E come per incanto, Momo vide un riflesso d'amica perduta da tempo. Era lei...era proprio lei. Attraversando le porte, così di fretta, si fermarono per un saluto. Bell'incontro, bella sorpresa. Così che Momo iniziò oggi: con il sorriso riflesso di un'amica ritrovata. Vi auguro una buona giornata....come la mia: col sorriso.

domenica 2 ottobre 2011

Ritorno a Wonderland

Rieccomi quà, nel dolce sogno che è il mio mondo. Wonderland è sempre quì, la stessa che ho lasciato. Spero che ogni volta sia così, rimanga come tale. A volte girare per qualche città è come scoprire mondi nuovi, prospettive diverse: una città di giorno nella sua bellezza e storia, un confine passato a piedi tra una nazione all'altra e infine un altra città a me cara nel cuore della notte....tutto come in un sogno. Un lampo, è passato in un lampo! E mi sveglio così: col sorriso nel cuore. Col desiderio di nutrirmi di ricordi, alla volta della felicità futura.
Così Momo sorride: e può dedicarsi nuovamente a "Post-it".
Creatura appena nata...da un cuore sognatore. Chissà da quale sogno, chissà da quale pulsione. Eppure e nata. E l'aiuterò a crescere.