martedì 11 ottobre 2011

Brividi

Quel giorno me ne stetti tutto il tempo a casa. Mi svegliai con solo il ricordo di Keiko, la torta caduta, e quel bacio inaspettato. In ogni caso una cosa dovevo fare: scrivere. Scrivere la storia, rivedere quel romanzo che pensavo ormai da buttare nel cestino. Con poco avevo ripreso a scrivere, avevo riottenuto lo spirito per dar vita a qualcosa di nuovo. Forse bastava un incontro improvvisato? Forse mi era davvero bastato così poco per avere il sorriso sulle labbra? Eppure era tutto così bello e veloce. Per quello che decisi che dovevo vedermi con Keiko sabato: sarebbe stata una serata intima, sole io e lei a cena fuori. Due donne che dovevano chiarire una situazione inspiegabilmente imprevista.
"Dai, avanti! Scrivi!" pensai, armeggiandomi di penna e fogli scarabocchiati. Mi cimentai ore ed ore su quei fogli, un insieme di caratteri neri che parlavano del mio sogno....o realtà? Non sapevo più
cosa fosse la realtà: ero talmente chiusa in un mondo tutto mio che non sapevo più distinguere il reale dal falso. Forse era un periodo...o forse lo volevo io. Desideravo rinchiudermi in quella barriera così fragile e falsa, ma almeno che mi rendenva felice, piuttosto che cedere il mio cuore alla realtà e convivere con persone a cui non importava più della mia vita. Ero prigioniera di una cella di cristallo, fatta apposta per me. Creata da me stessa. E stavo pensando di buttarne via le chiavi.
Scrissi, tirai righe, riscrivevo ancora, correggevo: poche azioni e stavo svegliandomi da un coma profondo. Era un risveglio che sarebbe stato in solitudine, ma almeno era già una luce lungo un tunnel che semrbava non finisse mai. Aggiunsi parole, tolsi errori e continuai per tutto un giorno. Mangiai giusto la torta che era rimasta. Riuscii a finirla tutta, e arrivai alla sera che avevo lo stomaco sotto sopra. Ma almeno ero soddisfatta del risultato raggiunto nel romanzo.
"Per il momento dovrebbe andare...." pensai. POi sentii una strana fitta allo stomaco,che mi fece andare di corsa al bagno. Vomitai tutta la torta che avevo ingerito quel giorno. Stavo malissimo, e mi iniziò a girare forte la testa.
"Accidenti... forse ho esagerato..." pensai e mi misi per qualche istante sdraiata sul letto, dopo essermi sciacquata la bocca.
Lo stomaco era tutto sotto sopra e chiedeva pietà.Così pensai bene di andarmi a fare un buon thè caldo.
Mentre l'acqua bolliva però sentii il cellulare suonare. Era arrivato un messaggio.
"Uff! Proprio adesso?" pensai scocciata. POi guardai sul display, e con grande piacere il mio cuore iniziò a battere forte:
"Ciao, come stai?"
Era Keiko. Risposi, dicendole che stavo prendendo un thè caldo e che non stavo molto bene. Attesi, mentre mi servii il thè bollente e sedendomi sulla poltrona. Perqualche istante solo il rumore della pioggia accompagnava i miei pensieri, tutti riguardanti lei.
Finalmente un altro bip del cellulare interruppe i miei viaggi mentali:
"Mi dispiace...spero passi presto. Sabato dobbiamo vederci...ricordatelo. Non vedo l'ora..." disse.
Tu-tum! Il mio cuore stava esplodendo, ansioso che arrivasse il fatidico giorno. Non riuscii a risponderle: tremavo, non sapevo che dire, potevo solo gustarmi in silenzio il thè. Ma silenziosa pensavo a lei, e continuavo lo stesso a tremare.
"No...non sto bene." pensai. Decisi di dirigermi a letto, nonostante fossero solo le nove e trenta della sera. Eppure avevo i brividi, stavo sempre più male e la testa non cessava di girarmi.
"E' così...quando si rimane folgorati dall'amore?" pensai. Chiusi gli occhi di colpo, quasi non me ne accorsi. Caldo, freddo, caldo e ancora freddo. E infine caddi tra le braccia di Morfeo.

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