sabato 14 gennaio 2012

Cap. 34 Destiny Lui: prepararsi all’attacco!


“Ery chan!!” esclamai e la grande luce bianca che vidi davanti a me, si trasformò in qualcosa di più nitido. No, non era più la mia stanza dove vivevo, a Shibuya. Lei non c’era più, non potevo nemmeno accarezzare il suo bellissimo corpo e stringerlo a me.
Ero nella stanza d’albergo dove alloggiavo, in Italia.
“Ery chan? E chi è?!” disse Sakuya che mi sedeva di fianco.  Io me ne stavo semi sdraiato sul letto, ancora sconvolto per quel sogno così assurdo….mio dio se era assurdo!
Eppure l’avrei voluta salvare. Avrei voluto finire quel sogno, e non lasciarlo così in sospeso, mentre il nostro amore sfumava riportandomi alla realtà.
“Eh non lo … anzi lo sai! E’ sempre la solita ragazza che sogno ogni tanto…”
“Ah! Sì! Hai continuato ancora?! E che hai sognato?” chiese Sakuya con una curiosità che di prima mattina mi infastidiva, così lo mandai al diavolo e lui smise di insistere.
“Comunque buon giorno! Oggi suoniamo ti ricordi?” mi chiese ironico.
“Sì sì lo so, adesso mi sveglio e mi preparo, così andiamo a provare se tutti gli strumenti vanno bene.” Dissi a Saku, e lui decise così di andare a svegliare gli altri.
Rimasi un poco stordito : ripensai a tutti quei sogni e a quella ragazza. Era ormai da tempo divenuta la mia musa ispiratrice di tutti i miei testi fino ad allora….chissà se esisteva veramente? Me ne ero così infatuato che avevo provato più e più volte a ritrarla. Ma nulla che le somigliasse, che fosse bello come lei.
Dopo poco guardai l’orologio: era mezzogiorno e dovevamo ancora pranzare.
Mi alzai e mi preparai per andare giù nella sala pranzo dell’hotel. Ma prima di uscire dalla stanza il cellulare suonò: era un messaggio di mia sorella, Kitsune.
“Ti ho già chiamato ben cinque volte e tu non rispondi? Ho già capito che sei ancora a letto! Saluti dal negozio e dalle fans! Un bacio color sangue!” questo fu il suo messaggio e così risposi:
“Grazie, meno male ci sei tu. Buona giornata, ricambio il bacio color sangue…”
Kitsune, Kitsune…se non c’era lei a regolare la mia esistenza! Era la mia sorellina, le volevo un gran bene…. peccato che in sogno fosse l’opposto della realtà! Già, come era strana la mente a volte! Eppure spesso lasciavo che il mio cervello governasse quelle sagome a me familiari per giocarci liberamente. E non mi dispiaceva.
Uscìì dalla stanza e scesi nella sala da pranzo: i membri dei Black Roses erano già a tavola.
“Signor S! Quale onore!  Sei pronto per il concerto qui a Roma?” esclamò Kojima mentre riprendeva la mia risposta con una piccola cinepresa.
“Abbastanza. Vediamo che casino sanno fare questi italiani…” dissi con ancora l’espressione di chi si era appena svegliato.
Mi sedetti e afferrai due fette biscottate, un poco di marmellata e una brioche, e infine ordinai un caffè espresso. Mi piaceva molto la colazione italiana. In effetti la cucina italiana era ottima … dopo quella giapponese ovviamente!
Il gruppo era in estasi: non vedeva già l’ora di suonare, come sempre. E poi intervenne Saku con la sua simpatia:
“Sapete che Seiji mi ha chiamato Ery chan? Forse ha qualche turba mentale …” esclamò e tutti scoppiarono a ridere, e per ricambiare la sua simpatia, gli diedi un pugno leggero in testa.
“Seiji… che male! Mi curi?” disse ironizzando un ruolo di ragazza  davvero patetico.
“E come mai l’avresti chiamato “Ery chan”?” chiese Yuri curioso, mentre morse una fetta biscottata.
“Non ve lo svelerò mai..” dissi guardando con aria penetrante l’obiettivo della cinepresa e poi Saku mi giunse davanti:
“Restate con noi! Il mistero si svelerà nelle prossime puntate di “Seiji e la fanciulla dei sogni”!” esclamò ridendo.
“…se non la pianti scoprirai misteri ben più inquietanti!!” esclamai interpretando una risata diabolica da film dell’orrore. Kojima spense la cinepresa e finimmo di fare colazione.
Ci alzammo, tornammo nelle nostre stanze e ci preparammo a dovere. Gli strumenti erano già stati sistemati sul palco nel palazzetto dietro l’albergo. Dopo esserci preparati dignitosamente per le prove, scendemmo all’ingresso e salimmo su un piccolo bus che ci avrebbe portato all’ingresso.
Nel frattempo mi veniva in mente la sagoma di lei col Kimono Rosso.
Già, Ery chan, la donna dei miei sogni… chissà se esisteva davvero. L’avrei mai incontrata?

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