"20"
Dopo una
settimana diedi l'esame di psicologia applicata. Il massimo dei voti
ovviamente, come sempre! Non c'era nemmeno più il brivido di dare
gli esami: sapevo già l'esito, come sarebbe andata a finire. Era
tutto così prevedibile. Avrei gradito qualche sorpresa, qualche
imprevisto, un voto basso. Invece tutto era perfettamente calcolato e
con ottimi voti. I professori della mia facoltà erano entusiasti, e
vedevano in me un grande esempio di studentessa universitaria. C'era
soprattutto un professore che mi lodava per le mie doti e qualità
universitarie: il govane professor Hiroshi.
"Buongiorno
professor Hiroshi!" esclamai, arrivando alla macchinetta del
caffè. Quando lui alzò lo sguardo verso di me fece un grande
sorriso.
"Signorina
Miyazaki, buon giorno a te! Gradisci un caffè?" chiese lui.
"Sì,
grazie, ma ci penso io." dissi, prendendo il mo portamonete.
Purtroppo non feci in tempo a tirare fuori gli spiccioli che lui
aveva già inserito e selezionato la bevanda.
"Ma
professore, ci avrei pensato io..."
"Non si
preoccupi! Anzi, prima o poi te lo avrei offerto più che
volentieri!" disse lui.
"La
ringrazio lei è troppo gentile...anche oggi è impegnato tutto il
giorno?"
"Sì,
purtroppo sono impegnato tutto il giorno. Ahimè, c'è così tanto da
fare, e così poco tempo...."
"Eh
già...come la capisco!" dissi. Era sempre volenteroso ad
aiutarmi e pieno d'entusiasmo. Era un genio: nonostante avesse ben
una laurea e una specializzazione in psicoterapia musicale, quindi
tanto lavoro da fare, era impegnato in ricerca universitaria e
suonava a grandi concerti di musica classica . Suonava il pianoforte:
era il suo più grande amore, e diceva che ogni volta si perdeva a
suonare per ore e ore appena aveva un po' di tempo per sè . Anche
nella nostra facoltà c'era un meraviglioso pianoforte e qualche
strumento musicale, utilizzati soprattutto da lui per spiegare le
tecniche di musicoterapia . Non mi era mai capitato di sentirlo, ma
ogni volta che mi raccontava dei suoi concerti era come vederlo
suonare dal vivo!
"Scappo a
studiare, a presto e buona giornata! La ringrazio ancora per il
caffè!" dissi e lui ricambiò il saluto. Corsi in biblioteca a
studiare per l'esame che avrei dovuto dare quattro giorni dopo. Ogni
lunedì ero in biblioteca: adoravo quel posto! Era il mio paradiso,
la mia culla, il paese delle meraviglie. Avrei tanto voluto vivere
per sempre lì dentro, ma ahimè mancavano il letto e i viveri. Ad un
certo punto si doveva essere realisti, e tornare con i piedi per
terra!
Mi misi al solito
posto e alla stessa ora con la pila di libri che non vedevano l'ora
di essere sfogliati dalle mie esili mani. Nel frattempo misi un
post-it appiccicandolo sul tavolo, scrivendo sopra che dovevo
ricordarmi di andare in aula informatica per chiedere delle
informazioni riguardo un programma.
"Bene!
Iniziamo!" pensai e con decisione aprii il primo libro che mi
capitò tra le mani. Psicoanalisi: non era delle materie più facili,
ma sicuramente bastava qualche schema e qualche istante in più di
lettura e lo avrei imparato. La mia più grande capacità era la
memoria: ricordare quante pagine aveva un libro, di cosa trattava in
una certa pagina. Mancavano solo le virgole e potevo dettare io
stessa un libro! Dopo un ora concentrata sempre sulle stesse venti
pagine decisi di prendermi una pausa caffè. Così misi il segno alla
pagina venti, presi il mio borsellino con portafogli e telefono e mi
avviai verso la macchinetta appena fuori dalla biblioteca.
"Uff...che
stanchezza. E oggi ho solo da studiare!" pensai, guardandomi
attorno mentre attendevo il caffè. Amici e amiche che
interloquiavano, poi due coppie che si tenevano per mano ridendo e
scherzando.
"Che
invidia." pensai. Le mie amiche ormai si erano fidanzate tutte,
e dato che ero presa dallo studio avevano perso le speranze di farmi
uscire.
"Che
schifo!" pensai, deglutendo un goccio di caffè amaro. Ero
talmente presa dalla rabbia verso il mondo che mi circondava che mi
ero persino dimenticata di mettere lo zucchero!
Decisi di berlo
comunque bollente e senza zucchero: la vita era già abbastanza amara
di suo, d'altronde! Cos'era un caffè amaro in confronto?
Tornai dentro la
biblioteca: ancora un grande silenzio mi circondava, mentre non c'era
nessuno a parte i due bibliotecari.
Riaprii il libro
al segno che avevo lasciato, alla pagina venti:
"Venti, i
passi che ci separano. Sei ancora così lontana..." lessi su
un post-it appiccicato al centro della pagina.
"Ma cosa..."
pensai, prendendo il post it e rileggendolo nuovamente. Ancora una
volta, c'era un post-it appiccicato su uno dei miei libri.
"Ancora! Un
altra volta...ma chi può essere?" pensai, ma poi scocciata e
non dandoci troppo peso presi il post it e lo buttai nel cestino.
Continuai a
studiare per tutto il pomeriggio e non avevo minimamente toccato
cibo. In effetti ne risentii dato che mi venne un forte mal di testa
all'improvviso, proprio mentre scendevo le scale con l'intento di
tornare a casa. Rischiai di cadere come un pero ma per fortuna
qualcuno mi aveva presa al volo. La sua presa era forte e decisa, mi
sentii per un istante come al sicuro. E stranamente era la presa di
una ragazza, una giovane insegnante che ogni tanto si fermava in
biblioteca per leggere qualche libro sullo sport.
"Gr-grazie!Ch-chiedo
scusa!" Esclamai alzandomi con imbarazzo.
"Non ti
alzare di scatto! Sennò rischi di perdere i sensi! Non hai mangiato,
vero?" chiese lei, accarezzandomi la fronte. Io timidimante
annuii.
"Ti aiuto a
rialzarti..."disse lei, e pian piano mi rialzò. Mi sentii un
po' stordita, ma almeno avevo ripreso i sensi e stavo meglio. Mentre
mi rialzava sentii il suo profumo: era così intenso e dolce, come le
rose. Mi allungò una bottiglietta d'acqua ma la rifiutai.
"No
grazie... non ce n'è bisogno....davvero!" esclamai,
indietreggiando.
"Sei
sicura?" chiese lei guardandomi col sorriso. Quel sorriso così
luminoso risaltava gli zigomi e i lineamenti del suo viso giovane e
maturo. I capelli erano tagliati a caschetto, un po' spettinati, e
davano al suo collo un tocco tonico e seducente.
"Ehm...sì!
Sì! Buona giornata!" esclamai salutando la ragazza e mi
dileguai , pensando alla grande figuraccia che avevo fatto, dato che
in molti erano rimasti ad osservare anche solo per qualche istante la
scena.
"Accidenti
che figura!! Però..." pensai, rivedendo nella mia mente la mia
caduta. Non ci avevo fatto caso subito, ma nonostante lei fosse
magra aveva molta forza e una buona muscolatura . La cosa che mi
colpì inoltre era lo sguardo: era bellissimo. Non l'avevo mai notato
da così vicino dato che era sempre seduta lontano da me, lontana da
sguardi indiscreti. E poi aveva un sorriso splendido, con un paio di
labbra rosa chiaro, lucide.
"Oh, ma che
sto pensando!!" pensai scuotendo la testa e aprendo la porta di
casa. Entrai finalmente nel mio piccolo mondo dove nessuno aveva mai
avuto accesso fino ad allora.
"Casa...dolce
casa...." pensai, gettando la borsa con i libri sulla poltrona.
Mi fiondai in cucina e preparai un insalata e una frittata.
Avevo una gran
fame, che decisi persino di concedermi un po' di gelato al cioccolato
che mi ero tanto promessa di non mangiare più.
"Buon
appetito!" esclamai da sola. Ma ad un tratto qualcuno suonò
alla porta. Accidenti, pensai!
"Chi è?"
chiesi.
"Sono Yu."
"Ah, ciao
Yu!" esclamai sistemandomi un attimo i capelli allo specchio.
Era un ragazzo dai capelli biondo ossigenato che abitava proprio di
fianco a me. Anche lui era uno studente universitario, ma in più
lavorava alla sera e , appena aveva un po' di tempo libero mi veniva
a trovare. Avevo bisogno di soldi e vendevo libri di esami che avevo
già passato. Aprii la porta e lo feci accomodare.
"Sono un po'
di fretta, e ti volevo chiedere riguardo i libri.... Ci sono tutti?"
"Si! Ecco
quà!" dissi e gli allungai il mucchio di libri.
"Grazie
mille! Non so come farei senza di te....piccolo genietto!" disse
lui.
"Già....sei
sempre il solito! Quando hai intenzione di laurearti seriamente?"
"Quando avrò
la testa a posto!"
"Ah già...è
vero che tu non sei tanto a posto..." dissi io ridendo.
"Bene,
scappo al lavoro! Ci sentiamo!"
"Mi
raccomando! I bocconcini alla nutella!" esclamai mentre si
incamminò
"Tranquilla!
Te ne porto un sacco intero!" esclmaò lui col sorriso. Chiusi
la porta e mi sentii per un po' sollevata. Dopo una giornata strana,
il post-it e il giramento di testa, potevo pensare di rilassarmi tra
le grandi e morbide braccia della mia poltrona.
"Ah...ora sì
che sto bene..." pensai. Infine mi addormentai e sognai ancora
una volta il post-it.
"Venti, i
passi che ci separano. Sei ancora così lontana...". Quella
frase suonava nella mia mente come un eco in lontananza. Perchè
continuava ad assillarmi così tanto?
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