mercoledì 28 settembre 2011

Post-it "20"


"20"

Dopo una settimana diedi l'esame di psicologia applicata. Il massimo dei voti ovviamente, come sempre! Non c'era nemmeno più il brivido di dare gli esami: sapevo già l'esito, come sarebbe andata a finire. Era tutto così prevedibile. Avrei gradito qualche sorpresa, qualche imprevisto, un voto basso. Invece tutto era perfettamente calcolato e con ottimi voti. I professori della mia facoltà erano entusiasti, e vedevano in me un grande esempio di studentessa universitaria. C'era soprattutto un professore che mi lodava per le mie doti e qualità universitarie: il govane professor Hiroshi.
"Buongiorno professor Hiroshi!" esclamai, arrivando alla macchinetta del caffè. Quando lui alzò lo sguardo verso di me fece un grande sorriso.
"Signorina Miyazaki, buon giorno a te! Gradisci un caffè?" chiese lui.
"Sì, grazie, ma ci penso io." dissi, prendendo il mo portamonete. Purtroppo non feci in tempo a tirare fuori gli spiccioli che lui aveva già inserito e selezionato la bevanda.
"Ma professore, ci avrei pensato io..."
"Non si preoccupi! Anzi, prima o poi te lo avrei offerto più che volentieri!" disse lui.
"La ringrazio lei è troppo gentile...anche oggi è impegnato tutto il giorno?"
"Sì, purtroppo sono impegnato tutto il giorno. Ahimè, c'è così tanto da fare, e così poco tempo...."
"Eh già...come la capisco!" dissi. Era sempre volenteroso ad aiutarmi e pieno d'entusiasmo. Era un genio: nonostante avesse ben una laurea e una specializzazione in psicoterapia musicale, quindi tanto lavoro da fare, era impegnato in ricerca universitaria e suonava a grandi concerti di musica classica . Suonava il pianoforte: era il suo più grande amore, e diceva che ogni volta si perdeva a suonare per ore e ore appena aveva un po' di tempo per sè . Anche nella nostra facoltà c'era un meraviglioso pianoforte e qualche strumento musicale, utilizzati soprattutto da lui per spiegare le tecniche di musicoterapia . Non mi era mai capitato di sentirlo, ma ogni volta che mi raccontava dei suoi concerti era come vederlo suonare dal vivo!
"Scappo a studiare, a presto e buona giornata! La ringrazio ancora per il caffè!" dissi e lui ricambiò il saluto. Corsi in biblioteca a studiare per l'esame che avrei dovuto dare quattro giorni dopo. Ogni lunedì ero in biblioteca: adoravo quel posto! Era il mio paradiso, la mia culla, il paese delle meraviglie. Avrei tanto voluto vivere per sempre lì dentro, ma ahimè mancavano il letto e i viveri. Ad un certo punto si doveva essere realisti, e tornare con i piedi per terra!
Mi misi al solito posto e alla stessa ora con la pila di libri che non vedevano l'ora di essere sfogliati dalle mie esili mani. Nel frattempo misi un post-it appiccicandolo sul tavolo, scrivendo sopra che dovevo ricordarmi di andare in aula informatica per chiedere delle informazioni riguardo un programma.
"Bene! Iniziamo!" pensai e con decisione aprii il primo libro che mi capitò tra le mani. Psicoanalisi: non era delle materie più facili, ma sicuramente bastava qualche schema e qualche istante in più di lettura e lo avrei imparato. La mia più grande capacità era la memoria: ricordare quante pagine aveva un libro, di cosa trattava in una certa pagina. Mancavano solo le virgole e potevo dettare io stessa un libro! Dopo un ora concentrata sempre sulle stesse venti pagine decisi di prendermi una pausa caffè. Così misi il segno alla pagina venti, presi il mio borsellino con portafogli e telefono e mi avviai verso la macchinetta appena fuori dalla biblioteca.
"Uff...che stanchezza. E oggi ho solo da studiare!" pensai, guardandomi attorno mentre attendevo il caffè. Amici e amiche che interloquiavano, poi due coppie che si tenevano per mano ridendo e scherzando.
"Che invidia." pensai. Le mie amiche ormai si erano fidanzate tutte, e dato che ero presa dallo studio avevano perso le speranze di farmi uscire.
"Che schifo!" pensai, deglutendo un goccio di caffè amaro. Ero talmente presa dalla rabbia verso il mondo che mi circondava che mi ero persino dimenticata di mettere lo zucchero!
Decisi di berlo comunque bollente e senza zucchero: la vita era già abbastanza amara di suo, d'altronde! Cos'era un caffè amaro in confronto?
Tornai dentro la biblioteca: ancora un grande silenzio mi circondava, mentre non c'era nessuno a parte i due bibliotecari.
Riaprii il libro al segno che avevo lasciato, alla pagina venti:
"Venti, i passi che ci separano. Sei ancora così lontana..." lessi su un post-it appiccicato al centro della pagina.
"Ma cosa..." pensai, prendendo il post it e rileggendolo nuovamente. Ancora una volta, c'era un post-it appiccicato su uno dei miei libri.
"Ancora! Un altra volta...ma chi può essere?" pensai, ma poi scocciata e non dandoci troppo peso presi il post it e lo buttai nel cestino.
Continuai a studiare per tutto il pomeriggio e non avevo minimamente toccato cibo. In effetti ne risentii dato che mi venne un forte mal di testa all'improvviso, proprio mentre scendevo le scale con l'intento di tornare a casa. Rischiai di cadere come un pero ma per fortuna qualcuno mi aveva presa al volo. La sua presa era forte e decisa, mi sentii per un istante come al sicuro. E stranamente era la presa di una ragazza, una giovane insegnante che ogni tanto si fermava in biblioteca per leggere qualche libro sullo sport.
"Gr-grazie!Ch-chiedo scusa!" Esclamai alzandomi con imbarazzo.
"Non ti alzare di scatto! Sennò rischi di perdere i sensi! Non hai mangiato, vero?" chiese lei, accarezzandomi la fronte. Io timidimante annuii.
"Ti aiuto a rialzarti..."disse lei, e pian piano mi rialzò. Mi sentii un po' stordita, ma almeno avevo ripreso i sensi e stavo meglio. Mentre mi rialzava sentii il suo profumo: era così intenso e dolce, come le rose. Mi allungò una bottiglietta d'acqua ma la rifiutai.
"No grazie... non ce n'è bisogno....davvero!" esclamai, indietreggiando.
"Sei sicura?" chiese lei guardandomi col sorriso. Quel sorriso così luminoso risaltava gli zigomi e i lineamenti del suo viso giovane e maturo. I capelli erano tagliati a caschetto, un po' spettinati, e davano al suo collo un tocco tonico e seducente.
"Ehm...sì! Sì! Buona giornata!" esclamai salutando la ragazza e mi dileguai , pensando alla grande figuraccia che avevo fatto, dato che in molti erano rimasti ad osservare anche solo per qualche istante la scena.
"Accidenti che figura!! Però..." pensai, rivedendo nella mia mente la mia caduta. Non ci avevo fatto caso subito, ma nonostante lei fosse magra aveva molta forza e una buona muscolatura . La cosa che mi colpì inoltre era lo sguardo: era bellissimo. Non l'avevo mai notato da così vicino dato che era sempre seduta lontano da me, lontana da sguardi indiscreti. E poi aveva un sorriso splendido, con un paio di labbra rosa chiaro, lucide.
"Oh, ma che sto pensando!!" pensai scuotendo la testa e aprendo la porta di casa. Entrai finalmente nel mio piccolo mondo dove nessuno aveva mai avuto accesso fino ad allora.
"Casa...dolce casa...." pensai, gettando la borsa con i libri sulla poltrona. Mi fiondai in cucina e preparai un insalata e una frittata.
Avevo una gran fame, che decisi persino di concedermi un po' di gelato al cioccolato che mi ero tanto promessa di non mangiare più.
"Buon appetito!" esclamai da sola. Ma ad un tratto qualcuno suonò alla porta. Accidenti, pensai!
"Chi è?" chiesi.
"Sono Yu."
"Ah, ciao Yu!" esclamai sistemandomi un attimo i capelli allo specchio. Era un ragazzo dai capelli biondo ossigenato che abitava proprio di fianco a me. Anche lui era uno studente universitario, ma in più lavorava alla sera e , appena aveva un po' di tempo libero mi veniva a trovare. Avevo bisogno di soldi e vendevo libri di esami che avevo già passato. Aprii la porta e lo feci accomodare.
"Sono un po' di fretta, e ti volevo chiedere riguardo i libri.... Ci sono tutti?"
"Si! Ecco quà!" dissi e gli allungai il mucchio di libri.
"Grazie mille! Non so come farei senza di te....piccolo genietto!" disse lui.
"Già....sei sempre il solito! Quando hai intenzione di laurearti seriamente?"
"Quando avrò la testa a posto!"
"Ah già...è vero che tu non sei tanto a posto..." dissi io ridendo.
"Bene, scappo al lavoro! Ci sentiamo!"
"Mi raccomando! I bocconcini alla nutella!" esclamai mentre si incamminò
"Tranquilla! Te ne porto un sacco intero!" esclmaò lui col sorriso. Chiusi la porta e mi sentii per un po' sollevata. Dopo una giornata strana, il post-it e il giramento di testa, potevo pensare di rilassarmi tra le grandi e morbide braccia della mia poltrona.
"Ah...ora sì che sto bene..." pensai. Infine mi addormentai e sognai ancora una volta il post-it.
"Venti, i passi che ci separano. Sei ancora così lontana...". Quella frase suonava nella mia mente come un eco in lontananza. Perchè continuava ad assillarmi così tanto?























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